Lettere

'Chiudete gli stadi, non
le scuole': la lettera di
una professoressa indignata

da Rossella Zelioli

Gentile direttore, 

sono una docente indignata da quanto appena appreso. Domani le scuole di Cremona  devono chiudere alle 11 perché si teme – così dice la stampa – congestione della zona stazione della città. E perché mai?
Sarei lieta di chiuderle se la congestione fosse per uno sciopero sul clima che paralizzasse le città e il nostro modello di sviluppo sbagliato. Sarei lieta di chiuderle per rivendicare risorse qualificate e appassionate che ci accompagnino negli studi come i nostri insegnanti chiedono da tempo. Sarei lieta di chiuderle per solidarizzare con i lavoratori sfruttati delle generazioni più giovani che sembrano invisibili e invece sono appena entrati nella vita dopo la scuola.
Sarei lieta se fosse per qualcuna delle motivazioni sopra perché vorrebbe dire che si chiudono soltanto delle aule mentre la scuola prosegue fuori, in quelle motivazioni. Invece no. Ci vengono chiuse per una partita di pallone.
Per gente vuota che riempie di vuoto anche la nostra vita, con la forza evidentemente della loro intimidazione  senza senso.
Ci vengono chiuse perché un pallone conta di più della Costituzione in questo Paese.
È un oltraggio. Così non può funzionare un Paese dove basta solo essere ipocriti per vivere, chiedendo educazione civica nelle scuole e dimostrando nei fatti di esserne fin dall’inizio del tutto privi.
Chiudete gli stadi e non le scuole.
Capovolgere le cose è una vergogna.

Cordialità

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