Peculato, processo Fiamma: chiamate a testimoniare le ex direttrici Lusi e Bellezza
Si è aperto oggi davanti al collegio dei giudici il processo a carico di Renato Fiamma, funzionario in servizio presso il carcere di via Cà del Ferro accusato di peculato. Per la procura, l’imputato, cassiere dell’amministrazione carceraria e già consigliere comunale area Pd, si sarebbe intascato 14mila 487,37 euro, somma che avrebbe dovuto depositare presso le Poste Italiane “nel fondo detenuti”. L’amministrazione carceraria non si è costituita parte civile. Il processo entrerà nel vivo il prossimo primo ottobre con l’audizione dei primi testimoni: nella lista del pm c’è il nome del direttore del carcere Maria Gabriella Lusi, mentre in quella della difesa, rappresentata dall’avvocato Paolo Carletti, dell’ex direttrice Ornella Bellezza.
L’episodio risale allo scorso 9 marzo, giorno in cui la somma avrebbe dovuto essere depositata in posta. In quel momento l’imputato si sarebbe accorto di aver perso la busta contenente i contanti. I soldi non sono più stati trovati. Lo stesso funzionario, ben sapendo che sarebbe stato indagato, avendo lui stesso la disponibilità di quel denaro per ragioni di ufficio, ha sporto denuncia. “L’ufficio del mio cliente”, ha sempre sottolineato l’avvocato della difesa Paolo Carletti, “era accessibile a più persone. All’interno del carcere c’è un evidente spregio del regolamento, ma anche qualcosa in più”. A suo tempo il legale aveva citato l’ultimo caso emerso dalle cronache riguardante la sparizione della cassaforte dal locale spaccio-bar interno al carcere. Nella cassaforte c’erano oltre 5mila euro, l’incasso di qualche settimana. Non solo: come aveva riferito l’avvocato, “non più di un anno fa nel locale caldaia del carcere sono stati trovati dei bossoli. Sarebbe il caso che la procura allargasse di più l’indagine”.
Sempre secondo la difesa, l’imputato, una volta accortosi della sparizione del denaro, avrebbe tentato in tutti i modi di ripianare l’ammanco, chiedendo anche prestiti ad amici e conoscenti, ma poi, non riuscendo a reperire tutta la somma, tre settimane dopo il fatto si era presentato in procura per sporgere denuncia.
Sara Pizzorni