Cronaca

Tempi biblici ed errori: così un processo all'Istituto di Sospiro ingolfa la Giustizia

Il 6 marzo del 2008 il gup di Cremona Marco Cucchetto aveva dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Giuseppe Tadioli, all’epoca presidente della Fondazione Sospiro, Daniele Villani, direttore del Dipartimento Anziani, Michele Accettura, dirigente medico responsabile della Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) e Michela Uberti, dirigente del reparto Geriatria 2. Il giudice stabilì che 17 pazienti dell’Istituto di Sospiro, nel settembre del 2006 spostati temporaneamente in due stanzoni, non furono maltrattati. Per Tadioli cadde anche l’altra accusa di abuso di ufficio per aver tentato di percepire indebitamente erogazioni ai danni dello Stato. Subito dopo la decisione del giudice, stabilita in sede di udienza preliminare senza nemmeno passare al vaglio del dibattimento, la procura generale di Brescia impugnò la sentenza sul capo di imputazione relativo ai maltrattamenti. Ma non poteva farlo, in quanto all’epoca, per legge, le sentenze di non luogo a procedere non dovevano essere impugnate in Appello, ma solo in Cassazione. Ieri, dopo ben 11 anni, le parti si sono ritrovate in Appello a Brescia. Il procuratore generale ha comunque difeso il ricorso, chiedendo in subordine la prescrizione. Il presidente della Corte d’appello Giulio Deantoni, però, ha dichiarato il ricorso inammissibile, mettendo la parola fine ad una vicenda nata 13 anni fa e trascinata fino ad oggi a causa di un errore della procura generale.

Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero maltrattato 17 persone inferme di mente “affidate a loro per ragioni di cura, vigilanza e custodia”: in particolare, avrebbero disposto il collocamento di quei 17 degenti, gran parte dei quali privi di parenti, in un locale “privo di servizi igienici, adibito a dormitorio e attrezzato semplicemente con alcune ‘comode’ e ‘pitali’, peraltro in numero insufficiente”, tenendoli lì per circa 20 giorni “in condizioni lesive della loro dignità umana. In conseguenza di tale decisione, ogni singolo degente veniva di fatto costretto ad effettuare i propri bisogni corporali alla presenza degli altri pazienti e del personale di servizio, senza la minima riservatezza, e ad utilizzare attrezzature sporche senza potersi neppure lavare le mani. Inoltre, venendo accompagnati ai servizi igienici, anche i soggetti incontinenti, una sola volta al giorno, e trovandosi detti servizi igienici presso un diverso reparto per raggiungere il quale occorreva necessariamente attraversare una zona adibita a mensa nelle condizioni di sporcizia facilmente immaginabili, con conseguente compromissione delle condizioni igieniche del locale all’interno del quale erano poi costretti a mangiare”.

L’avvocato Bozuffi

“Una situazione particolare dovuta a un intervento particolare”, era stato evidenziato a suo tempo dai difensori, gli avvocati Cesare Gualazzini e Fabrizio Vappina per Tadioli e Villani, Francesco Ferrari per Accettura, Simona Bozuffi e Santo Maugeri per Uberti. “La scelta dei 17 ospiti da spostare fu ponderata”. All’epoca Tadioli aveva spiegato che nel 2006 la Regione Lombardia aveva introdotto un nuovo sistema di riabilitazione, che Sospiro si era accreditata 40 posti e doveva renderli vuoti. Dalla metà di agosto furono quindi state spostate 80 persone “con criteri clinici ben precisi”. Ne restavano fuori 17. Le soluzioni erano due: o sistemarli nel Dipartimento anziani o nel Dipartimento Disabili. Furono  sistemati vicino al nucleo di Geriatria 2, in due ampi locali con finestroni. Il lavoro di ristrutturazione dei servizi igienici era in ritardo di qualche giorno, ma per necessità particolari bastava fare cinque gradini e accedere ai servizi di Geriatria 2.

Sara Pizzorni

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