Cellulare nascosto in flacone di shampoo scoperto dalla polizia penitenziaria
Ieri, 8 marzo, presso il carcere di Cremona la polizia penitenziaria ha trovato un telefono cellulare, di piccole dimensioni, nascosto all’interno di un flacone di shampoo in un pacco postale destinato ad un detenuto. A darne notizia è Vincenzo Martucci, vice segretario regionale del Si.N.A.P.Pe (Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria), che ha espresso soddisfazione per “l’apprezzabile operato dei poliziotti penitenziari”. “Gli stessi”, ha continuato Martucci, “a seguito di una certosina attività di vigilanza ed osservazione hanno evitato l’introduzione fraudolenta di strumenti non consentiti, atti a favorire la comunicazione arbitraria con l’esterno, con eventuali e possibili compromissioni di ordine e sicurezza”. “Certo”, ha concluso il sindacalista, “queste operazioni affermano l’immagine del nostro Corpo, nonostante le quotidiane ed oggettive fatiche che si presentano ormai su tutto il territorio nazionale”.
“Ennesimo episodio critico tra le sbarre di un carcere lombardo, Regione che ha ormai raggiunto l’allarme rosso con oltre 8.600 detenuti presenti a fronte di circa seimila posti letto regolamentari”. Così ha commentato il segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Alfonso Greco. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è netto nella denuncia: “A nostro avviso appaiono indispensabili, nei penitenziari per adulti e per minori, interventi immediati, compresa la possibilità di ‘schermare’ gli istituti penitenziari al fine di neutralizzare la possibilità di utilizzo di qualsiasi mezzo di comunicazione non consentito e quella di dotare tutti i reparti di polizia penitenziaria di appositi rilevatori di telefoni cellulari per ristabilire serenità lavorativa ed efficienza istituzionale, anche attraverso adeguati ed urgenti stanziamenti finanziari. Ma, nonostante le costanti e quotidiane denunce del SAPPE, ci sembra che l’amministrazione penitenziaria ed il ministero della Giustizia hanno altro a cui pensare…”.
“La situazione all’interno penitenziaria si è notevolmente aggravata rispetto al 2017”, hanno denunciano i sindacalisti del SAPPE. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre delle carceri italiane nell’intero anno 2018 sono inquietanti: 10.423 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2017, già numerosi: 9.510), 1.198 tentati suicidi sventato in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria (nel 2017 furono 1.135), 7.784 colluttazioni (che erano state 7.446 l’anno prima). Alto anche il numero dei ferimenti, 1.159 ferimenti, e dei tentati omicidi in carcere, che nel 2018 sono stati 5 e nel 2017 furono 2”.
Per quanto concerne il carcere di Cremona, il SAPPE ha evidenziato che “nel corso dell’intero 2018 si sono verificati 164 atti di autolesionismo, 2 decessi per cause naturali, 9 tentati suicidi sventati in tempo dal personale di Polizia Penitenziaria, 34 colluttazioni e 10 ferimenti”.
“La cosa grave”, ha concluso Capece, “è che tutti questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Ed è grave che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria guidato da Francesco Basentini non sia in grado di mettere in campo efficaci strategie di contrasto a questa spirale di sangue e violenza”.