Cultura

Urbanistica e architettura a Cr negli anni del regime Incontro con l'architetto Terzi

Urbanistica e architettura a Cremona negli anni del regime: è questo l’argomento del prossimo appuntamento del ciclo di conferenze legate alla mostra Il Regime dell’Arte, curata da Vittorio Sgarbi e Rodolfo Bona, conclusasi domenica 3 marzo. A parlarne, giovedì 7 marzo, alle ore 17.00, nella Sala Puerari (via Ugolani Dati, 4), sarà l’architetto Massimo Terzi.

La peculiarità delle trasformazioni avvenute tra le due guerre nei centri urbani italiani è riconosciuta soprattutto nei tanti sventramenti promossi più o meno direttamente dal regime fascista. Nel ventennio fu tale la quantità di interventi di demolizione, ristrutturazione e rifacimento realizzati dall’opera del ‘piccone demolitore’ che sventramenti e fascismo in urbanistica sono quasi diventati sinonimi

In nome dell’igiene, della viabilità e del progresso furono demoliti senza scrupoli interi isolati o addirittura quartieri antichi e ricchi di storia, per realizzare al loro posto una nuova rete stradale e soprattutto la massima quantità possibile di fabbricati nuovi. La prassi e sequenza era ovunque la stessa: centinaia di famiglie venivano trasferite dalle zone centrali delle città, che occupavano da sempre, e le loro case demolite. Le aree edificabili così ricavate erano valorizzate da un nuovo impianto urbano, realizzato di solito dalle amministrazioni pubbliche.

I mutamenti strutturali accennati si tradurranno in vistose modificazioni urbanistiche ed edilizie anche nella configurazione spaziale della nostra città: nel centro storico porteranno in genere un aumento dei volumi di traffico e di edificazione. Il profilo del centro storico verrà alterato dall’emergere dei nuovi massicci volumi.

L’ideologia accentratrice e classista del fascismo impose così un suo stile all’immagine urbana, anche e soprattutto a Cremona, residenza e sede dell’influente gerarca fascista Roberto Farinacci che fu adeguata, soprattutto per suo volere, ad un ruolo di rappresentanza. Il piano regolatore Gamba (nel 1928) e la successiva variante (nel 1936) ne guidarono le trasformazioni. Cremona, come altre e forse proporzionalmente molto più di altre, porta con evidenza i segni di quella che fu chiamata l’architettura di regime soprattutto nelle aree centrali, in quelle intermedie semi periferiche come piazza Castello o oltre le mura e in quelle fluviali per le attrezzature del tempo libero.

 

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