Ricostruzione e solidarietà nel dopoguerra nell'ultimo libro di Abeni
L’Anpi di Cremona organizza per sabato 9 marzo alle17,30 nel salone dei Quadri di palazzo Comunale, la presentazione del libro di Fabio Abeni “C’è del nuovo in Italia”, editore Cremona Libri. Saranno presenti oltre all’autore il sindaco Gianluca Galimberti, il presidente Anpi Giancarlo Corada e la giornalista e scrittrice Barbara Caffi.
“C’è del nuovo in Italia” è il titolo che compare in prima pagina su “l’Unità” del 19 gennaio 1946, ad annunciare una iniziativa nazionale che a Cremona era praticamente già partita a fine 1945, volta a dare sollievo ai bambini delle aree maggiormente colpite dalle conseguenze della guerra mediante l’organizzazione di una ospitalità nelle zone dove la povertà era meno grave. Il libro racconta la storia di solidarietà e accoglienza dei partiti della sinistra e dell’Unione Donne Italiane a Cremona e provincia, inquadrando il tutto nella cornice politica, sociale e economica nazionale al termine della seconda guerra mondiale. Si tratta di una storia di cui poco o nulla si è narrato in oltre 70 anni e della quale le stesse protagoniste, le donne che l’hanno attuata, hanno parlato raramente, anche tra loro. Si tratta di una vicenda che ha unito valori politici a tante storie private, ma all’interno delle quali, spesso, si è persa traccia del grande movimento di cui hanno fatto parte. Nel libro si forniscono brevemente i necessari riferimenti al grado di povertà materiale di larga parte della popolazione in quegli anni. Tra gli elementi caratterizzanti il quadro politico e sociale, si riportano quelli relativi ai rapporti tra la sinistra (Partito Comunista in particolare) e mondo cattolico, cercando di fornire un “quadro minimo” delle Istituzioni e delle organizzazioni che hanno operato in quegli anni, soprattutto per fornire elementi a chi oggi è più giovane. La nascita dell’iniziativa di solidarietà a Cremona è narrata in parallelo a quanto avvenuto a livello nazionale, sottolineando l’importanza di figure politiche femminili quali Teresa Noce. Andando oltre lo stereotipo della capacità organizzativa delle zone “tradizionalmente rosse” dell’Emilia Romagna, si evidenzia come questa vicenda abbia coinvolto capillarmente in larga parte del territorio nazionale un “popolo di sinistra” che con le proprie idee (e la caparbietà della donne) ha sopperito alla carenza di mezzi economici per aiutare i più deboli.