Riforma sanità: solo l'8% dei malati cronici cremonesi ha aderito ai 'percorsi di cura'
In provincia di Cremona i pazienti cronici che hanno sottoscritto un PAI (piani assistenziali individuali) sono solo 9.479 su 117.591 cronici, pari all’8,1%. E’ uno dei dati forniti in commissione Sanità dall’assessore al Welfare Giulio Gallera e fotografa la situazione al 12 febbraio 2019. “La presa in carico dei pazienti cronici, fortemente voluta dalla giunta regionale, è un grande fallimento”, commenta il consigliere regionale Matteo Piloni.
Dopo più di un anno dal coinvolgimento dei pazienti potenzialmente interessati, sono 215.455 i “piani assistenziali individuali” (PAI) ad oggi sottoscritti: significa che solo il 7,1% dei circa 3 milioni di cittadini a cui è stata inviata, a gennaio 2018, la lettera con cui la Regione li invitava ad aderire alla nuova forma di presa in carico da parte del sistema sanitario regionale, ha scelto questo nuovo percorso.
“La Regione sui cronici ha fallito e i numeri lo testimoniano, nonostante l’investimento di 231 milioni di euro – dichiara ancora Piloni -. Il nuovo percorso non piace ai medici nemmeno con le nuove regole con cui la giunta ha cercato di correre ai ripari, tanto che i numeri di adesione sono rimasti invariati da giugno dello scorso anno ad oggi. Ancora meno sono convinti i cittadini che evidentemente non ritengono di affidarsi a un solo gestore per la cura della propria patologia. La Lombardia sta perdendo tempo inseguendo una riforma sanitaria che dopo tre anni e mezzo non sta dando i risultati annunciati: nulla di fatto per la medicina territoriale, non ci sono ancora quei presidi ospedalieri territoriali dove i cittadini avrebbero dovuto ricevere cure primarie e specialistica ambulatoriale. I lombardi si devono accontentare di trovare il loro medico di base poche ore al giorno per cinque giorni la settimana e sono quindi spesso costretti a rivolgersi ai pronto soccorso o alla guardia medica. Intanto, molte altre regioni che investono da tempo sulla medicina del territorio hanno luoghi distribuiti capillarmente, dove i medici sono presenti sette giorni su sette per parecchie ore al giorno, ed è li dove anche i pazienti cronici trovano tutte le cure di cui hanno bisogno”.