Ambiente

Manufatti d'arte e ingegneria: le opere idrauliche cremonesi candidate a 'Bene Unesco'

Numerose opere idrauliche del cremonese, alcune delle quali vere e proprie opere d’arte oltre che di ingegneria, sono inserite nella lista delle ‘strade d’acqua’ realizzate dall’ingegno umano, che la giunta regionale lombarda ha deciso di proporre al Ministero dei Beni Culturali per candidarle a Patrimonio Mondiale Naturale e Culturale dell’Unesco.

‘La civiltà dell’acqua lombarda’, questo il titolo del progetto ideato negli anni precedenti ad Expo 2015, da Regione Lombardia e dai Consorzi di bonifica e regolazione dei laghi e delle loro associazioni nazionali (ANBI) e regionali (URBIM). Il riconoscimento dell’Unesco è atteso entro l’estate.

Fanno parte della lista il nodo idraulico delle ‘Tombe Morte’ di Genivolta (inserito anche come ‘ecomuseo’); l’impianto di sollevamento della foce del Morbasco, a Gerre de Caprioli; la presa del canale Vacchelli; l’impianto idrovoro di San Matteo delle Chiaviche nel territorio dell’Oglio Po; e poi diversi fontanili della bergamasca e del cremasco, e le marcite di Pizzighettone. Hanno fatto parte del comitato scientifico che ha redatto il progetto, il cremonese Stefano Loffi del Consorzio Irrigazioni cremonesi; Marco Ruffini del Naviglio Città di Cremona; Chiara Bonapace del consorzio Dunas; Mauro Sartori del Navarolo.

“L’acqua – si legge nel progetto inviato al Mibac – per sua natura erratica e divagante, sarebbe portatrice continua di disordine se non fosse per l’ordine che vi ha imposto l’uomo, attraverso una serie continua di interventi che hanno richiesto enormi investimenti per risorse finanziarie, lavoro umano e capacità tecniche”. A svolgere questa importante azione di bonifica ci sono oggi in Lombardia 100 grandi impianti, spesso di di grande valenza storica e architettonica, utili anche per alleviare i problemi di tutta la comunità non solo quella agricola, in occasione delle piogge torrenziali sempre più frequenti in questi ultimi anni.

Complessivamente nel progetto che potrebbe essere candidato all’Unesco ci sono 19 grandi impianti di bonifica e irrigazione, 8 fontanili, il Giardino della Muzza e il Sistema dei Navigli milanesi a cui lavorò Leonardo da Vinci.

Soddisfazione è stata espressa dagli assessori Fabio Rolfi (Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi); Stefano Bruno Galli (Autonomia e Cultura), che ha detto: “Dei 54 siti italiani nella lista Unesco ben 11 sono lombardi ma spesso questo riconoscimento si è fermato ad un cartello stradale. Serve che quello della civiltà dell’acqua non diventi il dodicesimo medaglione, ma occorre piuttosto utilizzare i siti Unesco come leva per lo sviluppo strategico
economico, turistico, monumentale: questa è la vera sfida e proprio per questo abbiamo chiesto, nel pacchetto
dell’autonomia, la regionalizzazione delle sovrintendenze. Giusto che la tutela dei siti resti in capo allo Stato ma la
loro valorizzazione deve essere regionale”.
“Regione Lombardia – ha spiegato l’assessore al Territorio e Protezione civile Pietro Foroni – utilizza le opere idrauliche anche contro il dissesto idrogeologico e i consorzi per la programmazione della protezione del suolo. Una plurifunzionalità dei manufatti che costituisce un’articolazione ambientale che può diventare anche un volano turistico se adeguatamente valorizzato”.

 

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