Cronaca

Palazzo Comunale malato grave: urgente un piano di recupero complessivo

Nella foto di repertorio un recente intervento dei Vigili del Fuoco a palazzo comunale

Serve un piano completo per la messa in sicurezza e il restauro di Palazzo Comunale. I segni degli ammaloramenti, dei cedimenti, dei piccoli crolli, delle infiltrazioni d’acqua, dei distacchi di pietre antiche, di intonaci sono molteplici perchè si possa pensare a qualche semplice intervento tampone.

E’ passato sotto silenzio il crollo avvenuto quest’inverno del controsoffitto in cannicci (“arele” in dialetto cremonese) dell’ufficio dell’assessore Rosita Viola, fortunatamente vuoto in quel momento, in tutto simile a quanto accaduto qualche anno fa in un’altra ala del palazzo, quella verso via dei Gonfalonieri, nell’ufficio dell’ex vicesindaco Caon a dimostrazione di quanto fragile sia ormai questa struttura millenaria. Poi le cadute recenti di pietre dalla torre civica, lo sfaldamento della pietra arenaria che è alla sua base, i mattoni che si sbriciolano, l’invasione di piccioni che ormai nidificano su davanzali, nei canali  e in tutte le “buche” sui muri originariamente nate per agganciare le impalcature per gli interventi sul palazzo diventate ora proprietà dei volatili.

Anche gli affreschi dei portici hanno bisogno di consolidamenti. Le cadute di intonaco dagli archi, con la successiva tamponatura con legni e tubi, dimostrano la fragilità della struttura. Insomma il simbolo del libero Comune (dal 1098 quando per la prima volta Matilde di Canossa decretò l’investitura)  merita un intervento completo di restauro, un grande cantiere che metta al sicuro questo patrimonio di storia e arte.

Il caratteristico colore rosso delle architetture storiche cremonesi Cremona, aveva inspirato a cremonese  Corrado Stajano il titolo del suo romanzo giovanile “La città rossa”, stampato nel 1962. Nel romanzo si raccontava l’alba su Cremona e come “Il sole sfiorava il Po e batteva sui tetti e sulle torri della città rossa” . Anche lo scrittore francese Albert Ciamin scrisse di “Crèmone, la citè vermeille”. Una caratteristica, quella del cotto e del suo colore, che anche i nostri padri hanno mantenuto quando hanno pensato a edificare Sant’Ambrogio (1938), il Palazzo dell’Arte (1944-46) o la chiesa di Cristo Re nel 1959. Ogni reportage giornalistico realizzato in città metteva in risalto come il rosso del mattone di torri e palazzi spiccava con il grigio smorzato delle case. Poi sui colori si è un po’ troppo derogato negli ultimi anni. Ma il mantenimento del nostro mattone antico deve essere una priorità. Per questo la prossima amministrazione dovrà porsi come obiettivo la salvaguardia e il restauro completo del palazzo comunale di fronte alla solenne facciata della cattedrale in una delle piazze più belle d’Italia.

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