Sottrazione corpi di reato: i due dipendenti 'infedeli' chiedono di patteggiare
E’ approdata davanti al gup Elisa Mombelli l’indagine sulla sottrazione di droga e armi dall’ufficio sequestri del tribunale, inchiesta che ha visto coinvolti i dipendenti ‘infedeli’ Francesco Manfredi, 62 anni, addetto dell’ufficio corpi di reato, e Attilio Valcarenghi, 59 anni, addetto alla cancelleria civile, e poi Claudio Montanari, ex dipendente di un bar di via Mantova, e Claudio Pagliari, responsabile dell’ufficio corpi di reato, quest’ultimo accusato solo di omessa vigilanza. Nell’ottobre del 2016 Manfredi e Valcarenghi, entrambi cremonesi, erano finiti in carcere e poi ai domiciliari: il primo, difeso dall’avvocato Alberto Gnocchi, è accusato di concorso in peculato, violazione dei sigilli, falso e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, mentre il secondo, assistito dal legale Francesca Attianese, di concorso in peculato e detenzione illegale di armi da guerra e comuni da sparo. Entrambi hanno un patteggiamento concordato con il pm sulla soglia dei cinque anni. Il giudice deciderà se accordarlo o meno nell’udienza del prossimo 8 marzo. In caso contrario, le difese chiederanno il rito abbreviato, rito già chiesto nel frattempo dagli avvocati Giovanni Benedini e Giancarlo Rosa per Claudio Montanari. Claudio Pagliari, difeso dai legali Simona Bracchi ed Erminio Mola, ha scelto invece il rito ordinario. Se sarà rinviato a giudizio, affronterà il processo.
Secondo l’accusa, Manfredi, addetto dell’ufficio corpi di reato, abusando della sua posizione, aveva asportato in diverse occasioni droga sequestrata e contenuta nei reperti destinati alla distruzione a seguito della chiusura dei processi. Da parte sua, Valcarenghi, appassionato di armi, si era fatto consegnare dal complice delle munizioni sequestrate che poi aveva nascosto all’interno di una tasca. I poliziotti, grazie all’ausilio di telecamere nascoste, avevano sorpreso Manfredi mentre riempiva una borsa con circa quattro chilogrammi di droga, tra hashish, marijuana e cocaina. Il 21 ottobre del 2016 aveva lasciato il tribunale in sella al suo scooter per raggiungere la sua abitazione. La polizia lo aveva seguito e fermato sotto casa e trovato in possesso della droga. A chi era destinato lo stupefacente ? Agli inquirenti, il dipendente aveva fatto un nome, quello di Montanari, all’epoca dipendente di un bar in via Mantova. Nell’abitazione di Valcarenghi, invece, gli uomini della mobile avevano sequestrato un vero e proprio arsenale. Alcune delle armi erano regolarmente denunciate, mentre la maggior parte detenute illegalmente, tra cui tre pistole e un fucile a canne mozze che erano custoditi nel caveau del tribunale in attesa di essere distrutti.
In un eventuale processo, gli avvocati Bracchi e Mola daranno battaglia sulla posizione di Claudio Pagliari, responsabile dell’ufficio corpi di reato. Secondo i legali della difesa, però, “non esiste un verbale di consegna delle chiavi a Pagliari relative al caveau. L’addetto materiale è sempre stato Manfredi, figura considerata affidabile e stimata, e che era già presente in tribunale prima dell’arrivo di Pagliari”. Era solo a lui, sempre secondo i difensori, che ci affidava per prassi. Manfredi, che prima di arrivare in tribunale era in mobilità, era stato selezionato da un’agenzia interinale in forza di una convenzione che l’allora presidente della Regione aveva stipulato con i capi dei vari uffici giudiziari. Aveva un contratto a tempo determinato rinnovato di anno in anno.
Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Pierpaolo Beluzzi, Francesco Manfredi, che aveva ammesso da subito le sue responsabilità, aveva spiegato che l’attività illecita di sottrazione dei corpi di reato non andava avanti da molto tempo. L’uomo aveva dichiarato di aver agito così per colpa di problemi economici.
Sara Pizzorni