Cultura

Cremona trasformata in set per il Verdi di Castellani: correva l'anno 1979

A metà gennaio di quarant’anni fa, il regista Cesare Castellani era a Cremona per visitare la città e scegliere vie, piazze, ambienti e teatri dove girare uno degli sceneggiati più famosi della storia della televisione italiano: Giuseppe Verdi. Era una coproduzione colossale: Rai-Rete2, Antenne2, Bavaria, Bbc, Svit e Tss. In città bisognava ricostruire la Milano ottocentesca e soprattutto far diventare il teatro Ponchielli La Scala. Decine di sopralluoghi, fotografie, richieste di permessi e poi  il via libera alle riprese, che  iniziarono il 9 luglio del 1979. Cremona fu la base della vastissima troupe. Il primo ciak nella villa di Roncole di Busseto nella casa natale del maestro. Le riprese durarono 70 settimane nel corso di tre anni dal ’79 all’81. Lo sceneggiato andò in onda su Raidue dal 13 ottobre 1982. Verdi venne impersonato dall’attore inglese Ronald Pickup. Carla Fracci vestì i panni di Giuseppina Strepponi, Omero Antonutti (Carlo Verdi), Daria Nicolodi (Margherita Barezzi, la prima moglie), Enzo Cerusico (Emanuele Muzio) Raimondo Penne (Francesco Maria Piave), Lino Capolicchio (Arrigo Boito). Riprese vennero effettuate ovviamente anche a Milano (otto giorni) con grandi lavori all’esterno della Scala e in via Manzoni per deviare il traffico, far sparire i fili della luce e del tram, nascondere le rotaie. Il centro di produzione dello sceneggiato, usato come deposito-magazzino, centro di smistamento, luogo di ritrovo delle centinaia di comparse fu l’ex ospedale di Cremona. Scene vennero girate, oltre al Ponchielli trasformato nella Scala, anche in piazza Duomo, in via dei Mille, Corso Garibaldi e poi via Beltrami, piazza Zaccaria e via Sicardo. Per le circa undici ore del programma, diviso in nove serate, sono stati girati 250 mila metri di negativo, con un rapporto tra girato e montato di circa 1 a 12. “Il caldo a Cremona era soffocante – ricorda il regista Renato Castellani -. Le povere comparse e il povero Verdi si muovevano dentro abiti e mantelli pesanti, poiché le stagioni d’opera si sono svolte quasi sempre d’inverno, quasi sempre a Carnevale. Sotto il sole implacabile, il 15 il 16 e il 18 agosto, noi dovevamo riprodurre un’atmosfera invernale, la nebbia. Buona volontà, pazienza, ‘fumoni’ e la nebbia di Milano fu ricreata a Cremona”.

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