Cronaca

'Cremona bruttissima': tanti errori urbanistici, ma non è troppo tardi per rimediare

Piazza Roma recintata ai primi del Novecento

Il punto di partenza è la constatazione che tanta parte della vecchia Cremona – quella dei grandi monasteri, delle case di ringhiera in pieno centro o delle cascine che segnavano il confine tra città e campagna – è irrimediabilmente perduta; il punto di arrivo è che non è mai troppo tardi per salvare quello che resta. La conversazione tenuta da Angelo Garioni del gruppo Cremona Com’era all’osteria del Fico, martedì 8 gennaio, era stata intitolata ‘Cremona bruttissima’, ma si è conclusa con l’esaltazione della bellezza degli interni di S.Omobono e delle tante opere che ancora rimangono. Davanti a una cinquantina di appassionati, architetti, ma non solo, sono state commentate le foto della Cremona di inizio Novecento, la demolizione di S.Domenico, l’addio alle case porticate dell’attuale piazza Stradivari (ora c’è la Camera di Commercio), lo slargo creatosi di fronte al palazzo delle Poste su cui poi venne costruito il palazzo dell’Inps, per allargare lo sguardo alla progressiva perdita di ambiente naturale nelle periferie, nella zona della Villetta – S.Sigismondo o in via del Sale.
“La città – afferma Garioni – dimentica spesso il suo immenso patrimonio culturale, soprattutto quello a rischio scomparsa. E’ uscita a pezzi dal dopoguerra e dalla speculazione edilizia che hanno annientato chiese e palazzi, hanno disperso opere immobili di grande pregio artistico. Come può la città tollerare la perdita delle volte di San Francesco e dei suoi affreschi? O il mancato recupero di Porta Mosa, l’unica ancora esistente? Per non parlare del Torrione di Santa Croce e di San Carlo. Tralascio i monasteri che forse si stanno avviando verso un recupero virtuoso. A livello cittadino manca una cultura del costruire e del vivere. Si abbattono ancora case antichissime per sostituirle con moderne copie assai tristi. Non nego i miglioramenti degli ultimi tempi, però non basta ancora. Il centro e la campagna circostante hanno bisogno di maggior impegno negli anni a venire”.
La ripulitura dei chiostri del Corpus Domini e altri progetti a cui Garioni si è dedicato negli ultimi anni, sono una dimostrazione di quanto fondamentale sia il coinvolgimento della società civile per fermare il degrado che prima o poi porta alla sparizione dei luoghi che costituiscono il cuore di una città. E’ il rischio che corre l’ex chiesa di S.Francesco, quello che rimane del vecchio ospedale, su cui l’architetto lancia al Comune un’idea: perché non vendere a basso prezzo, magari anche fuori mercato, tutto il comparto del vecchio ospedale di via Radaelli che cade a pezzi ma può interessare il mercato residenziale, e investire tutto il ricavato nel recupero dell’ex chiesa dove le infiltrazioni d’acqua si fanno di anno in anno più pericolose? Perchè non restituire dignità ai giardini pubblici, ripristinando la cancellata liberty che li caratterizzava e mantenendo meglio l’area giochi di fianco alla casetta? Non un libro dei sogni secondo l’architetto, ma un percorso di medio termine possibile anche con i finanziamenti ad hoc per la ricerca e il recupero storico dell’UE. Di pari importanza la tutela dell’ambiente legata alla salute pubblica: “Manca un bosco urbano, manca la pianificazione della tutela dell’ambiente agricolo e dalla salute pubblica. Mancano studi coraggiosi e quelli intrapresi vengono bloccati da belle parole”.
“La politica – è la conclusione della serata al Fico –  non deve avere timidezze ma porre questi argomenti al primo posto. Se riusciamo a migliorare la qualità ambientale della città, a recuperare antiche chiese e monasteri, Cremona, potrà ritrovare una nuova età dell’oro. Il presente è il tempo dell’agire, non basta sperare con ottimismo nel futuro”. g.biagi

Le immagini in bianco e nero sono prevalentemente del fondo Fazioli

Così si presentava a inizi Novecento l’attuale piazza Stradivari (lato Camera di Commercio)

Su quest’area è sorta la Camera di Commercio
Piazza Roma quando ancora esisteva la recinzione. Nel 1868 era stata avviata la demolizione della chiesa di San Domenico, del monastero e delle costruzioni adiacenti

Le demolizioni di fronte al nuovo palazzo delle poste (oggi tra via Verdi e via Gramsci)

 

Due altari della chiesa di San Quirico, demolita, insieme a San Giacomo per far posto al complesso scolastico di via Palestro

S.Omobono, esterno e interno

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