100 anni fa il progetto del Canale. Pressioni ambasciatore Usa sul presidente Wilson
di Marco Bragazzi
Non sono bastati neanche un secolo e un presidente degli Stati Uniti per costruirlo, oltre a vari governi, progetti e investimenti. Quello di cui stiamo parlando è il tratto di canale navigabile, con annesso porto, che “dovrebbe” collegare Cremona a Milano e da qui fino all’Adriatico. Per capire bene la dimensione storica della epopea “marittima” cremonese va spiegato che il progetto era già nei piani di sviluppo e ricostruzione degli Stati Uniti già alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Nel 1919 l’allora presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, manteneva stretti rapporti con l’ambasciatore statunitense in Italia Thomas Nelson Page per cercare di ottimizzare le relazioni con gli alleati europei. Il presidente Wilson veniva regolarmente informato dal suo ambasciatore degli sviluppi socioeconomici e politici che attraversavano l’Italia, paese che usciva dalla vittoria del 1918 dissanguato sia per il numero di caduti sia per la distruzione dovuta alle feroci battaglie contro gli austro ungarici nel nord–est del paese. La posizione di Thomas Page è quella del mediatore tra le richieste di aiuti, pressanti e continue, dei governi italiani per ottenere appoggi economici e le posizioni del Presidente degli Stati Uniti che, pragmaticamente, vorrebbe ottenere maggiori garanzie sulla continuità politica del paese. A Washington sapevano bene che l’Italia aveva vinto la guerra ma il continuo alternarsi delle fazioni politiche e l’instabilità governativa – in Italia si erano succeduti 3 governi in neanche 3 anni – aveva convinto Wilson e i suoi collaboratori a cercare di mantenere “sul filo del rasoio” gli incentivi per la ricostruzione del paese.
Le analisi dell’ambasciatore per la Casa Bianca sono rivolte sia alla politica interna che alle potenzialità dello sviluppo: Page racconta la tremenda situazione dell’agricoltura padana così come gli scioperi del settore industriale, cita articoli dei quotidiani nazionali dove il profilo di alcuni governanti italiani viene visto in maniera quanto meno “poco solida” rispetto alle reali necessità del paese ma onora le enormi potenzialità di sviluppo che il Regno d’Italia potrebbe dimostrare.
All’interno della profonda analisi di Page sull’enorme valore (potenziale e molto spesso teorico ovviamente) delle infrastrutture italiane compare il porto di Cremona, per il quale viene spiegato come il progetto di sviluppo sia legato alla crescita del porto di Genova. Woodrow Wilson viene informato direttamente dall’Italia del fatto che, come stimolo al finanziamento americano dell’opera, il progetto di costruzione del porto fluviale cremonese è stato inserito in un decreto legge, per cui la movimentazione di merci da Torino a Venezia sarà molto più semplice e meno costosa. L’ambasciatore Page, storicamente innamorato del Bel Paese, si “sbraccia” telegraficamente con la Casa Bianca – quasi a difendere fino all’ultimo le scelte italiane – affermando che l’Italia si sta mobilitando per ripartire e ricostruire “nodi industriali” come quello di Torino e Milano, ma che la situazione politica sempre più fragile impedisce di fare progetti di lungo periodo.
Il presidente Wilson risponderà in maniera molto perplessa a Page il quale, sul porto di Cremona, con uno degli ultimi telegrammi “per la ricostruzione” si esprimerà in maniera disillusa nonostante l’amore che provava per l’Italia: “L’asse fluviale Torino – Cremona – Venezia è un vecchio sogno italiano, ma il governo sembra intenzionato a concentrare le sue forze sulla smobilitazione delle Forze Armate e a condensare gli sforzi sulla costruzione di un porto marittimo a Roma”. Wilson non aveva bisogno di altre informazioni, la sua scelta fu quella di non sopperire alle mancanze strutturali dell’Italia, il “sogno” italiano Torino-Cremona-Venezia tornava nel cassetto per restarci almeno per altri decenni, quasi come il Genio della Lampada nella favola per bambini.
La chiusura della partecipazione di Woodrow Wilson al progetto di ricostruzione italiana segnerà il drammatico inizio di una instabilità politica, mentre il porto di Cremona, sogno “proibito” di varie amministrazioni nonché di almeno un Presidente degli Stati Uniti, comincerà il suo travagliato percorso.