Cronaca

Lite alle poste, il medico cintura nera di karate assolto Difesa: 'Vittima di aggressione'

L’avvocato Romanelli

‘Il fatto non sussiste’. E’ stato assolto dal giudice Giulia Masci, Gabriele Crivellaro, 50 anni, milanese residente a Viadana, medico anestesista rianimatore, cintura nera di karate, finito a processo con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di un 60enne milanese residente a Cremona. Tra i due, nel marzo del 2016, all’esterno di un ufficio postale del cremonese, era scoppiata una lite durante la quale, secondo quanto scritto in denuncia, Crivellaro, con un colpo di karate, avrebbe sferrato un calcio al 60enne, fratturandogli il dito medio della mano. “Nego di avergli dato un calcio alla mano”, ha sempre giurato l’imputato, in passato medico all’ospedale di Cremona e attualmente direttore sanitario dell’istituto geriatrico di Viadana. Per lui, il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto la condanna ad un anno di reclusione.

L’11 marzo del 2016 imputato e presunta vittima erano entrambi all’ufficio postale: non si conoscevano. Il 60enne doveva pagare una bolletta, mentre Crivellaro, accompagnato dalla mogie, era lì per depositare le monetine dei suoi figli. Le operazioni allo sportello, come si legge nel verbale di denuncia sporto presso i carabinieri il 19 maggio successivo, andavano “per le lunghe”. Crivellaro, infatti, stava versando sul conto postale 160 euro in monetine di piccolo taglio, già suddivise in pacchetti, che però dovevano essere conteggiate dall’operatore. Dietro di lui c’era il 60enne, che aveva cominciato a lamentarsi ad alta voce. “Che due c…”, aveva commentato, “questa non è un’operazione da fare in posta”. Tra i due c’era stato uno scambio di battute ma sembrava finita lì.

Una volta fuori, invece, secondo la versione di Crivellaro, il 60enne era tornato all’attacco. “Io e mia moglie eravamo appena usciti quando dietro di me ho sentito un vociare. Era lui che mi diceva ‘che c… vuoi’. Quando mi sono girato l’ho visto avvicinarsi verso di me e avanzare con il braccio sinistro sollevato. Ho percepito un’aggressione e a quel punto ho reagito d’istinto cercando di parare il colpo”. “Lui era più alto di me ed io non ero al 100% della forma”, aveva ricordato Crivellaro, spiegando che in quel periodo aveva avuto un incidente sul lavoro e che aveva subito un intervento al braccio destro. “Mia moglie è subito intervenuta per tenermelo lontano, e lui le ha strappato il libretto postale dalle mani. Mi ricordo di aver scalciato, ho fatto un movimento del piede dall’alto verso il basso cercando di allontanarlo perché lui continuava a colpirmi, tanto che poi ho avuto una prognosi di 30 giorni. Nego, comunque, di avergli dato un calcio alla mano”.

Opposta la versione dei fatti resa il 7 maggio scorso in aula dalla parte offesa. “Era vestito di nero”, aveva detto, descrivendo Crivellaro. “Aveva le scarpe da ginnastica giallo fosforescente e i capelli bianchi col gel dritti in testa. Mi ha sferrato un calcio che io ho parato con la mano, ma il dito mi si è insaccato, ed ora non lo riesco più a piegare”.
Dopo aver lasciato l’ufficio postale, il 60enne si era recato ad un appuntamento con un cliente e poi in tarda mattinata si era presentato al pronto soccorso. Ai medici, però, aveva detto di essere caduto in casa. “In un primo momento ho detto così”, aveva ammesso. “Prima di tutto non sapevo ancora chi fosse la persona che mi aveva aggredito, e ho voluto prendere tempo. Volevo prima parlarne con la mia compagna, sono quelle situazioni in cui non sai cosa fare. Poi però in Ortopedia la cosa è risultata seria. In un primo momento mi hanno steccato il dito e poi dopo cinque giorni mi hanno operato. Dopo qualche giorno mi sono presentato dai carabinieri e poi mi sono rivolto ad un legale e da lì è partita la denuncia”.

“Questo è un processo in cui contano i fatti”, ha detto nella sua arringa l’avvocato difensore Alessio Romanelli, che ha ricostruito quanto accaduto basandosi sulle diverse versioni dei due protagonisti. Secondo il legale, Crivellaro “è stato vittima di un’aggressione”. Non credibile la ricostruzione accusatoria, basata, secondo l’avvocato, su alcune dichiarazioni contraddittorie rese dalla parte offesa e sulla “bugia” detta ai medici del pronto soccorso ai quali il 60enne non aveva fatto menzione dell’aggressione subita. “Questo”, per Romanelli, “pesa come un macigno sulla sua credibilità”. “Lo scalciare del mio cliente”, ha concluso il legale, “è stato messo in atto solo in un’ottica difensiva”.

“La vittima sono io”, ha sempre rilanciato Crivellaro. “E’ lui che mi ha aggredito”. E il giudice gli ha creduto. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 60 giorni.

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