Cronaca

La storia di Cremona medievale negli scritti del presidente Usa John Adams

di Marco Bragazzi

“Per la storia del medioevo cremonese chiedere al signor John Adams, Presidente degli Stati Uniti”. Questa frase, paradossale sotto diversi punti poteva essere tranquillamente pronunciata da uno degli addetti alla Casa Bianca quando, tra il 1797 e il 1801, nella neonata Casa Bianca a Washington arrivò come primo inquilino e secondo presidente della storia americana, il signor John Adams. Padre fondatore degli Stati Uniti, vicepresidente degli Stati Uniti sotto George Washington, John Adams era anche un grande storico, fatto che rendeva il suo profilo da statista ancora più raffinato.

La sua carriera politica comincerà molto presto, grazie alla sua lungimiranza fu tra i primi a sostenere che, con l’indipendenza, gli Stati Uniti avrebbero potuto diventare una grande nazione. Forte della vittoria durante la Guerra d’Indipendenza la carriera di Adams “spiccò il volo” con una serie di suoi scritti, trasformati poi in opera libraria, a favore della scelta indipendentista portata avanti dalle ex colonie britanniche. L’opera, “A Defence of the Constitutions of Government of the United States of America, Against the Attack of M. Turgot in His Letter to Dr. Price, Dated the Twenty-Second Day of March, 1778” è composta da riflessioni e lettere del futuro presidente tra il 1786 e il 1788 e racconta la difesa di Adams per gli articoli della “sua” recentissima Costituzione degli Stati Uniti nei confronti degli attacchi sia interni che esterni agli Stati Uniti.

Adams critica la ribellione del veterano Daniel Shay nel Massachusetts del 1786 contro la crescita della pressione fiscale così come affronta la lettera del ministro francese delle finanze Turgot che, nel 1778, avvertiva i padri fondatori di come alcuni articoli della costituzione fossero incompatibili con lo sviluppo e le scelte politiche degli Stati Uniti. L’opera fa una eccezionale disamina politica basandosi anche sulla storia di Cremona dall’anno 1180 all’anno 1400 circa. Adams, storico d’eccezione, racconta, per valorizzare la scelta indipendentista degli Stati Uniti, cosa accadde in 3 secoli nella città del Torrazzo, descrivendo le alleanze, i tradimenti, le lotte intestine, ma anche le scelte democratiche del popolo cremonese per mantenere saldi i rapporti con gli altri comuni compatibilmente con la propria indipendenza. Ci sono molti cremonesi nativi o acquisiti negli scritti del presidente Adams, alcuni ben presenti nella toponomastica cittadina come Uberto Pallavicino ma altri dimenticati come Lotario da Cremona ma, con il pragmatismo necessario ad un presidente degli Stati Uniti, la città viene vista nelle sue scelte politiche in materia di tasse, alleanze, diplomazia e guerre, soprattutto con un’analisi profonda dei metodi di governo cittadini e della contrapposizione storica tra Guelfi e Ghibellini diatriba che, comunque, aveva garantito ai cremonesi secoli di prosperità.

Dagli scritti sparisce la Cremona “artistica” per fare spazio a quella città che, forte di una posizione di equilibrio nel panorama politico di allora, doveva essere governata non come una colonia ma come una realtà in grado di far valere la propria indipendenza; i movimenti delle truppe cremonesi, i rapporti con i vari ambasciatori, le tensioni cittadine vengono spiegate in dettaglio e portate come esempio di scelte innovative di politica estera e interna. La profonda conoscenza della storia cremonese di Adams ha radici chiare, nel suo trasloco verso la “appena inaugurata” Casa Bianca volle portare dalla sua libreria la copia personale dell’opera di Antonio Campi “Cremona fedelissima” la quale, insieme ad altri libri, avrà “l’onore” di diventare parte della prima struttura bibliotecaria del salotto della abitazione più famosa d’America. Il rapporto di Cremona con i padri fondatori degli Stati Uniti non è limitato solo al presidente Adams, basti ricordare il fulmine sul campanile della chiesa di San Siro del 1777 che ispirò le teorie “elettriche” di Benjamin Franklin o i semi di lino cremonesi che Thomas Jefferson decise di seminare nella sua residenza di Monticello. John Adams fu, tra le altre cose, anche il padre del sesto presidente degli Stati Uniti, John Quincy Adams.

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