Inquinamento Tamoil, la Bissolati pronta a intentare causa civile
La società canottieri Bissolati pronta a intentare causa civile nei confronti della Tamoil, alla luce della sentenza della Corte di Cassazione, emessa lo scorso 25 settembre, che ha confermato quanto già deciso dalla Corte d’Appello, ossia la condanna a Gilberti, e quindi anche l’inquinamento, e cioè che Tamoil aveva inquinato la falda e i terreni sottostanti la raffineria, le canottieri Bissolati e Flora e il Dopolavoro ferroviario. Nel corso dell’assemblea ordinaria, svoltasi nella mattinata del 16 dicembre, i soci hanno quindi votato all’unanimità per avviare la causa.
“All’esito della causa penale, che non ci ha visto partecipare al processo, abbiamo fatto una valutazione” ha detto il vice presidente, Filippo Rizzi. “Ossia abbiamo definito quali siano i danni oggettivi che abbiamo subito dall’inquinamento dovuto alle azioni di Tamoil. Un inquinamento che è doppio: quello aereo, ossia quello che si è respirato e quello del terreno e della falda acquifera”.
I danni emersi sono diversi: “il non aver potuto usare l’acqua dei pozzi per riempire le piscine” continua Rizzi. “Questo ha fatto sì che dovessimo collegarci all’acquedotto comunale e questo è un costo rappresenta danno oggettivo. Ci sono poi stati i costi relativi alla salvaguardia del Palazzetto, perché quando hanno iniziato a fare la bonifica, togliendo idrocarburi dal terreno sottostante hanno fatto spostare la struttura, provocando crepe che abbiamo dovuto aggiustare”.
E non è tutto: ci sono stati giorni di struttura chiusa che hanno portato soci a dare le dimissioni, senza contare il danno di immagine. “Ora serve ulteriore passaggio: affidarci a un team di esperti che siano in grado di quantificare con precisione il danno oggettivo” commenta Rizzi. Saranno gli avvocati Claudio Tampelli e Giampietro Gennari a occuparsi della causa civile.
A ribadire la necessità di intentare causa civile è stato in primis il presidente, Maurillio Segalini, che ha evidenziato come “Credo sia fondamentale unirci al Comune di Cremona e alle altre società che vorranno farlo, per intentare una causa civile nei confronti di Tamoil. Dobbiamo prendere una posizione precisa rispetto a quanto accaduto e non possiamo chiudere gli occhi, soprattutto considerando che la Bissolati è la società che ha avuto il maggior numero di danni”.
Ad illustrare l’entità dell’inquinamento ha pensato Sergio Ravelli, autore del libro ‘Morire di petrolio’: “I numeri quantificano il danno ambientale: sono state recuperate 40 tonnellate di idrocarburi e 2,5 tonnellate dei quattro elementi più pericolosi”.
Tra l’altro il problema è ben lontano dall’essere risolto, in quanto ancora non si è iniziata la bonifica e non solo: come spiega l’avvocato Gennari, “le barriere messe dall’azienda non sono alla profondità giusta e questo comporta una continuità dell’inquinamento. I periti hanno detto, durante il processo, che la barriera idraulica non è stata quindi sufficiente. Il terreno della Tamoil è fradicio di inquinanti che continuano a passare”.
L’entità delle richieste, come precisa il presidente Segalini, soddisfatto dall’esito dell’Assemblea, sarà sicuramente superiore al milione di euro. “Abbiamo sofferto tanto la situazione, negli anni scorsi, con una notevole emorragia di soci. Ma il 2018 ha finalmente registrato un bilancio positivo, con +3 nuovi soci, e sono soddisfatto; la nostra ambizione è far tornare la società agli antichi splendori”.
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