Cultura

Canale navigabile, la grande opera incompiuta è finita anche sotto la lente dell'Onu

Il canale navigabile Cremona – Milano, la più emblematica delle grandi opere incompiute sul territorio, è stato oggetto anche dell’interessamento dell’Onu, attraverso l’Unece, la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite.

di Marco Bragazzi

“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno” rappresenta l’incipit di quello che è considerato uno dei più grandi romanzi della storia della letteratura e che potrebbe essere applicato anche alla navigazione fluviale cremonese. Da secoli – è proprio il caso di dirlo – I Promessi Sposi accompagnano i sogni (o gli incubi) di quasi tutti gli studenti italiani così come da secoli, ormai, quel ramo di canale navigabile che parte da Milano e arriva a Cremona non accompagna come dovrebbe merci e persone all’interno di quel bacino naturale di trasporto che è il Po fino all’Adriatico.

La situazione del porto cremonese era già alla ribalta pochi decenni dopo la morte del romanziere milanese, siamo a fine 1800, perché lo sfruttamento delle acque interne dava la consapevolezza di un risparmio di risorse e di maggiori portate rispetto al trasporto terrestre. L’idea di sviluppare un sistema navigabile per aiutare lo sviluppo dei trasporti e, di conseguenza, la industrializzazione del nord Italia, sembrò subito nobilissima come quella di Renzo Tramaglino nell’ottenere la mano dell’amata Lucia Mondella ma, se nel romanzo Don Rodrigo rappresenta il terzo incomodo contrario all’amore tra i due, per il porto di Cremona i problemi sono nati fin dai tempi del quasi neonato Regno d’Italia passando di mano tra Governi, Imperatori, dittature e vicissitudini politiche di ogni genere.

Con la ratifica di un trattato sui ‘colli di bottiglia’ presenti nelle acque interne europee, l’Unece (La Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite) ha presentato all’Onu un rapporto sullo sviluppo del sistema fluviale europeo che, tra le varie voci sulle criticità europee, chiarisce il ruolo del ‘Missing Link Milano Cremona’: in pratica la Commissione non è in grado di definire né tempi né idee sullo sviluppo di quei pochi kilometri (con annesso Porto Canale) che, fin dalla prima relazione di inizi anni ’90, è uno dei punti chiave per lo sviluppo del sistema trasporti nel Mediterraneo.

L’area fluviale di Cremona rappresenta ormai, anche alle Nazioni Unite, una sorta di ‘porto delle nebbie’ dove, davanti ad una serie di investimenti che rilancerebbero l’intera possibilità di sviluppare un tratto di navigabilità del Po con enormi vantaggi per tutto il bacino, la risposta della politica a tutti i livelli da più di secolo sembra quella del ‘latinorum’ di Don Abbondio a Renzo. Il rapporto dovrebbe svegliare e attivare una risposta politica che non sia fine a se stessa, la possibilità di creare e valorizzare le acque per il trasporto di merci e persone potrebbe diventare una forma di sviluppo economico e occupazionale notevole, incentivando gli investimenti di aziende che potrebbero approfittare di una linea di comunicazione diretta, economica e anche ecologica in grado di fare da naturale ponte tra il centro Europa e il Mediterraneo.

Dopo il crollo del Muro di Berlino l’Unece cominciò a stilare l’elenco (una sorta di ‘Libro Blu’) delle fragilità europee nel trasporto fluviale, ovviamente l’ex blocco sovietico rappresentava una enorme area di problemi con necessità di sviluppo (basti pensare all’enorme bacino del Danubio), in alcuni decenni diversi ‘colli di bottiglia’ sono stati affrontati o risolti, altri si sono formati e hanno necessitato di lavori o investimenti con progetti programmati, ma il Milano – Cremona rimane sempre fermo allo stesso punto, come se, ormai, la sua non attuabilità facesse parte dell’arredamento di una casa. L’epopea del tratto navigabile Milano – Cremona potrebbe diventare un romanzo in grado di superare i patemi d’animo e le tremende traversie della storia d’amore tra Renzo e Lucia ma, regolarmente, sui progetti legati alla navigabilità del Po sembra di vedere arrivare i bravi che, con fare sicuro, affermano “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”.

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