Cronaca

15 km contromano in A1. Il 29enne già stato arrestato nel 2010 a Cr per scippo e furto

E’ Andrea Davide Davò, il 29enne cremonese che ieri pomeriggio, imboccando contromano l’autostrada A1, ha rischiato di provocare una strage. Il giovane, originario di Pizzighettone e pluripregiudicato, era già finito in manette a Cremona nel gennaio del 2010 per aver scippato la borsetta ad una donna e per essere fuggito senza pagare dopo aver fatto il pieno di benzina. Ora le accuse a suo carico sono quelle di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione del mezzo rubato. Ieri pomeriggio, Davò, che è piantonato in ospedale dalle forze dell’ordine, aveva rubato un furgone Peugeot a Cremona. Sulla sua strada ha però trovato un posto di blocco dei carabinieri che nei pressi del centro commerciale di Pieve Fissiraga, vicino all’ingresso autostradale di Lodi, gli ha imposto l’alt. Il 29enne non si è fermato e ha preso contromano l’autostrada provocando un incidente all’altezza di San Giuliano Milanese. Bilancio: quattro feriti, compreso lo stesso cremonese, e traffico paralizzato nel sud di Milano. Il giovane, nel tentativo di fuga, ha abbattuto la barriera di ingresso del casello dell’A1 e ha infilato la corsia sud contromano, verso Milano. Anche i carabinieri, nell’inseguimento, sono entrati in autostrada contromano, avvertendo del pericolo le altre forze dell’ordine. Immediatamente, per evitare frontali, è stato bloccato il transito ai veicoli in entrata alla barriera di Melegnano e diretti verso Lodi. Nel frattempo il cremonese ha divelto un’altra barriera proseguendo contromano sul raccordo autostradale di Milano, dove il traffico era intenso, fino a scontrarsi con un autocarro Renault all’altezza di San Giuliano Milanese a bordo del quale viaggiavano tre uomini, rimasti feriti nell’incidente. Per fortuna nessuno dovrebbe essere in pericolo di vita. Il traffico è andato completamente in tilt. Alla fine, dopo aver percorso 15 chilometri contromano, il 29enne, anch’egli rimasto ferito, è stato fermato.

Sara Pizzorni

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