Infrastrutture, sistema ormai al collasso: fare fronte comune
Abbiamo un brutto presentimento. Di fronte all’emergenza viabilità e infrastrutture contro il rischio di isolamento del territorio, sembra proprio che invece di fare squadra, ancora una volta i rappresentanti della politica e gli attori dell’economia sembrano preferire l’ordine sparso. La corsa a chi arriva primo a fare l’elenco delle cose è iniziata con il rischio che ci si fermi lì.
Le associazioni presenti al Tavolo provinciale della competitività si sono espresse per la costituzione di un fronte comune con lo scopo di rivendicare il ruolo del sud Lombardia, motore anch’esso dello sviluppo economico della Lombardia e più in generale del sistema Paese, per rompere l’isolamento infrastrutturale e diventare porta d’ingresso per nuove azioni di sviluppo. Di fronte a tanta disomogeneità d’azione, è facile per il decisore rispondere in modo sufficiente e distaccato: si convoca un tavolo per fare l’elenco dello stato delle infrastrutture e l’elenco della spesa dei bisogni. Fatto l’elenco, tutti si sono sfogati ed il problema è risolto. Non potrebbe finire peggio e la concomitanza con alcune scadenze elettorali presagiscono un tale scenario.
Noi crediamo che sia giunto il momento di incalzare Regione Lombardia e il Governo, al dovere di attenzione verso un territorio ricco di potenzialità, ma poco considerato. Serve un piano comune, una strategia, una visione verso cui puntare. Serve scegliere le priorità ed agire. Lo abbiamo detto più volte: il costo del NON FARE logistico-infrastrutturale, penalizza il nostro sistema economico per un importo di 42 miliardi di euro l’anno (fonte ISFORT).
Un paese normale dovrebbe saper programmare, sia le manutenzione che il rinnovo delle infrastrutture e dovrebbe essere anche in grado di pianificare lo sviluppo infrastrutturale in base alla crescita prevista dell’economia. E’ su queste basi che auspichiamo un fronte comune, che sappia attivare una forte azione di lobby territoriale, con un programma di “welfare infrastrutturale condiviso” che abbia una visione strategica ed una pianificazione programmata degli interventi e degli investimenti. Studi non datati danno conto dell’impatto economico che ha la chiusura giornaliera dei singoli ponti stradali. Solo per fare un esempio: il ponte di Casalmaggiore costa alla collettività € 160.000,00 per ogni giorno di chiusura.
Non è solo il momento di ripensare la programmazione delle opere infrastrutturali su breve, medio e lungo periodo. Il sistema è ormai al collasso e le opere spot o temporanee non sono più sufficienti a garantire la tenuta delle economie locali. Serve passare all’azione, facendo squadra. La sostenibilità costituisce l’elemento cardine per l’individuazione dei criteri di programmazione capaci di garantire le connessioni strategiche del sistema a supporto di tutta l’utenza: cittadini e imprese. Le imprese del territorio possono pianificare investimenti solo se gli accessi e le tratte di destinazione, nazionali e/o internazionali, sono percorribili con meno oneri e maggiore celerità.
Ecco alcuni dati sul flusso dei veicoli commerciali (fonte Regione Lombardia 25 ottobre 2018)
direttrice Milano – Mantova
da Mantova a Cremona 1807 v/g
da Mantova a Lodi 93 v/g
da Mantova a Pavia 394 v/g
da Mantova a Milano 1927 v/g
Per un totale di 4221 viaggi/giorno commerciali (escluse le automobili)