Crescita economica: Cremona al primo posto in Regione con +5,7%
L’industria provinciale, a livello congiunturale, conferma le difficoltà già emerse il trimestre scorso nella ricezione di ordini sia dal mercato nazionale che estero, e registra un’inversione di tendenza nella produzione e nel fatturato.
Con l’unica eccezione della domanda interna, si mantengono invece ampiamente positivi i confronti con lo stesso periodo del 2017, anche se, coerentemente col dato congiunturale, si nota un generale rallentamento del ritmo di crescita. Più stabili e regolari sono invece i dati sia congiunturali che tendenziali dell’artigianato i quali confermano le tendenze positive in atto da tempo.
Questi, in estrema sintesi, sono i risultati che provengono dalla consueta indagine congiunturale condotta trimestralmente da Unioncamere Lombardia in collaborazione con l’Associazione Industriali, Confartigianato e Cna, che coinvolge ogni trimestre due campioni distinti di aziende manifatturiere, industriali e artigiane, e che ha interessato complessivamente 139 imprese cremonesi appartenenti a tutte le principali attività del comparto presenti in provincia.
“Con soddisfazione possiamo affermare che, in ambito regionale, considerando la variazione tendenziale media dei primi tre trimestri 2018, la provincia di Cremona, col suo +5,7%, si colloca al primo posto, e che, anche in questo trimestre, non si trovano province col segno negativo” evidenzia il presidente della Camera di Commercio Gian Domenico Auricchio. “I dati congiunturali del comparto industriale manifatturiero cremonese evidenziano però, per la produzione un rallentamento, condiviso dalla Lombardia, dall’Italia e dall’Eurozona, che riflette le incertezze sulla tenuta del quadro economico internazionale dominato dai rischi al ribasso che incombono sul commercio mondiale e dalle turbolenze che potrebbero caratterizzare i mercati finanziari. Per questo, occorre intervenire con decisione per superare i nostri gap, quali la bassa produttività, il ritardo nella trasformazione digitale, il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro soprattutto per le qualifiche tecniche, le difficoltà a fare sistema. È proprio su queste criticità che si concentreranno gli interventi camerali, per accompagnare il mondo delle imprese e per cercare di fare agganciare alla ripresa tutti i soggetti che hanno le potenzialità per crescere”.
Il periodo luglio-settembre 2018 ha visto il dato destagionalizzato dei principali indicatori risentire del confronto con il dato eccezionalmente positivo del trimestre precedente. Pur riconoscendo lo stato meno dinamico dell’attuale congiuntura e le difficoltà statistiche della correzione per la stagionalità del dato del trimestre estivo, la presenza di variazioni trimestrali con segno negativo è in gran parte imputabile all’”effetto rimbalzo”.
Per questo, i lievi cali della produzione industriale (-0,1%) e del fatturato (-0,5%) perdono buona parte del loro significato negativo non discostandosi – in valore assoluto – in misura significativa dai valori del trimestre precedente che ha segnato il massimo per molte variabili. (si veda il grafico della produzione industriale)
Se si estende la valutazione alla media rilevata nell’ultimo anno, la variazione cremonese della produzione rimane comunque positiva (+1,3%) e più che doppia rispetto a quella registrata nell’intera Lombardia (+0,6%).
Stesso discorso può essere replicato per il fatturato a prezzi correnti, il cui attuale arretramento non impedisce di accertarne una crescita media nei dodici mesi dell’1%, del tutto allineata a quanto avviene nel resto della regione.
La variazione del numero di addetti impiegati nelle imprese industriali cremonesi rallenta ma rimane in territorio positivo e su valori analoghi a quelli medi lombardi.
Al contrario, il dato degli ordinativi ricevuti dalle imprese cremonesi ripropone il segno negativo della precedente rilevazione, mentre torna positivo in Lombardia. Allargando l’ottica temporale alla media degli ultimi quattro trimestri, solo la domanda nazionale resta in sofferenza (-0,5%), mentre quella proveniente dal mercato estero presenta un +0,8%. A conferma dell’ulteriore raffreddamento della domanda, si registra un calo nei giorni di produzione assicurata dallo stock di ordinativi conseguiti a fine trimestre che scendono dai 52 di fine giugno ai 44 di fine settembre. Si conferma il trend in crescita dei prezzi, i quali mostrano un +1,1% per le materie prime ed un +0,9%, per i prodotti finiti.
Il confronto con la Lombardia e l’Italia evidenzia un trend della produzione cremonese del tutto coerente. Infatti, per tutti e tre gli ambiti territoriali si assiste ad un lieve arretramento dell’indice destagionalizzato in base 2015, il cui livello è pressoché identico per Cremona e Lombardia e leggermente inferiore per quello nazionale.
Il quadro provinciale tendenziale, quello cioè che risulta dal confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, è in sintonia con quello congiunturale. Il livello della produzione e del fatturato, rispettivamente al +3% ed al +4,3%, indicano un rallentamento rispetto alle variazioni positive attorno al 10% rilevate solo tre mesi fa, ma sono del tutto in linea con l’andamento regionale
I dati cumulati degli ultimi quattro trimestri, +5,2% per la produzione e +6,1% per il fatturato, restano comunque su livelli di tutto rispetto ed anche in questo caso superiori ai dati analoghi riscontrati per l’intera Lombardia. Sul fronte della domanda, il ripiegamento congiunturale si riflette in particolar modo sugli ordini interni che virano nell’area negativa (-2,3%) dopo il +4,6% dell’indagine scorsa, mentre si registrano in sostanziale tenuta quelli provenienti dalle esportazioni (+2,8%).
La crescita tendenziale nel numero degli addetti replica il precedente 2,5%, superando ampiamente il +1,6% rilevato a livello regionale. Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, quelli delle materie prime si confermano attorno ai sei punti percentuali e quelli dei prodotti finiti appena sopra i quattro.
A trainare la crescita produttiva nel presente trimestre sono ancora la siderurgia (+10%) e la meccanica (+5%), mentre rallenta vistosamente la chimica (+0,4%) e scende dell’1,7% l’industria alimentare. Conferme del rallentamento produttivo tendenziale anche da un punto di vista strutturale, provengono dalla distribuzione delle imprese in base alla variazione della produzione conseguita nell’ultimo anno che peggiora ritornando praticamente alla situazione di sei mesi prima. A fine settembre 2018 la percentuale sul totale delle aziende ancora in crisi risale dal 20 al 28%, mentre si contrae dal 67 al 53% la quota di quelle in crescita tendenziale. Relativamente alla classe dimensionale, il miglioramento produttivo su base annua più sensibile, vicino ai sei punti percentuali, riguarda le imprese di medie dimensioni, cioè con un numero di addetti tra i 50 ed i 200, mentre sembrano in maggiore difficoltà le imprese più grandi (-0,6%).
Le aspettative per il prossimo trimestre, in grande maggioranza improntate alla stabilità, sono in sintonia con il quadro generale di una crescita che prosegue ma ad un tasso inferiore: a parte le attese sull’andamento del mercato interno, dove prevalgono i pessimisti, tutti gli altri indicatori restano nel riquadro positivo, anche se sono ancora in evidente contrazione rispetto alla rilevazione di tre mesi fa.
Nel comparto dell’artigianato produttivo, tutte le variazioni congiunturali vengono rilevate con valori assoluti di minima entità, inferiori al punto percentuale, ed in massima parte positivi. Solo per l’occupazione si conferma il momento difficile: dopo il consistente aumento dei primi mesi del 2018, il numero degli addetti scende nel trimestre dello 0,8%. Dopo due trimestri in calo, riprendono a salire dello 0,6% gli ordinativi, ed allo stesso tasso continua la crescita produttiva che ormai da quasi quattro anni presenta una dinamica positiva molto regolare. La crescita del fatturato a prezzi correnti rallenta leggermente (+0,2%), ma anche in questo caso il trend è in crescita pressoché ininterrotta dall’inizio del 2015.
Il panorama delle variazioni intervenute rispetto allo stesso periodo dell’anno 2017 mostra segni ovunque positivi con la produzione che cresce ancora oltre il 2%. Il fatturato e il numero degli addetti salgono di circa un punto percentuale, mentre l’andamento degli ordinativi riprende il segno positivo (+0,4%). Coerentemente con la situazione complessiva in crescita, la distribuzione delle imprese artigiane in base ai risultati produttivi ottenuti negli ultimi dodici mesi, mostra un quadro strutturale in miglioramento rispetto a quello della precedente rilevazione, nel quale un’impresa su due è in crescita tendenziale, ma ancora quasi un’impresa su quattro produce meno di un anno prima.