Sikh al lavoro con il pugnale Pm: 'Religione non legittima il porto in un luogo pubblico'
Per gli indiani sikh, girare con il kirpan nella cintola dell’abito è una manifestazione di fede: vuol dire schierarsi a protezione dei deboli ma non può essere usato per scatti d’ira o gesti aggressivi. Per la legge italiana, invece, quel pugnale simbolo di precetto religioso è un’arma a tutti gli effetti. E’ così anche per il pm Lorenzo Puccetti, che ha chiesto al gip di emettere decreto penale di condanna nei confronti di un indiano di 46 anni residente a Bordolano e di un connazionale di 44 anni di Corte dè Cortesi. Nel giugno dell’anno scorso, durante dei controlli in un’azienda metalmeccanica, i due operai erano stati sorpresi con indosso i kirpan, uno con la lama lunga 5 cm, mentre l’altro di 6,5. Per il pm, “nessun credo religioso può legittimare il porto in luogo pubblico di armi”. La pena richiesta è di 400 euro di ammenda ciascuno. Il legale dei due indiani, l’avvocato Raffaella Parisi, si è opposto. Il gip si è riservato di decidere.
I due indiani erano stati sorpresi con indosso il kirpan un mese dopo che la Cassazione, per un caso analogo, aveva emesso sentenza di condanna, dando quindi un orientamento per le sentenze future. Negli anni passati, l’esito dei processi nei quali la questione è stata dibattuta non è stato sempre uguale. Una delle prime sentenze era stata pronunciata proprio a Cremona nel lontano 2009: il giudice aveva mandato assolto un immigrato sikh, sostenendo che il kirpan non costituiva alcuna minaccia diretta. Da allora casi simili si erano ripetuti a Verona, a Reggio Emilia, a Treviso.
Nel 2010 il Consiglio di Stato aveva dichiarato illegale l’uso del pugnale sacro, e nel maggio del 2017 lo aveva fatto la Cassazione: secondo i giudici della Suprema Corte, gli immigrati che hanno scelto di vivere nel mondo occidentale hanno “l’obbligo” di conformarsi ai valori della società nella quale hanno deciso di stabilirsi, ben sapendo che sono diversi dai loro e “non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, seppur leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante”.
A risolvere il problema, nel giugno dell’anno scorso, ci aveva provato un ex poliziotto di Cremona, Roberto Rossi. Sua l’idea del kirpan legale che rispetta la normativa in materia di armi e che era stato consegnato al più grande tempio d’Europa, quello di Pessina Cremonese. La ‘copia’, però, secondo i capi sikh, non ha la stessa valenza religiosa dell’originale.
Sara Pizzorni