Cronaca

'Quelle frasi su facebook non erano offensive'. Archiviato il caso del campo di Drizzona

Non è stata ravvisata diffamazione nel caso delle 18 persone accusate di aver scritto su facebook frasi offensive e ingiuriose nei confronti di Simona Mantovani, vigile urbano a Drizzona, presa di mira sul social in merito alla chiusura del campo da calcio dell’oratorio del paese per la pericolosità dei pali dell’illuminazione. Il gip Elisa Mombelli ha sciolto la riserva e ha accolto la richiesta del pm Lorenzo Puccetti di archiviare il caso.

Per il giudice, alcuni dei commenti risultano “privi di intrinseca portata offensiva, posto che in essi è genericamente commentata, seppur con toni accesi, la vicenda dell’interdizione all’uso del campo da calcio parrocchiale”. “Lamentele” che, secondo il giudice, “seppur effettivamente espresse in maniera censurabile, non trasmodano mai in attacchi gratuitamente offensivi della reputazione della persona offesa”. Per quanto riguarda invece gli altri commenti, “sebbene in essi siano state impiegate espressioni caratterizzate da toni effettivamente più accesi e pungenti, nondimeno non può non riconoscersi la loro valenza critica, laddove si consideri la particolare pregnanza e rilevanza della vicenda all’interno della comunità di riferimento”. “Le espressioni censurate”, scrive ancora il gip, “seppur riprovevoli e pacificamente denotanti un comportamento inurbano, sono ormai totalmente invalse nel gergo comune, ciò che, da un lato ne riduce la portata offensiva, dall’altro giustifica una maggiore tolleranza circa l’utilizzo delle stesse, anche tenuto conto del contesto, quello dei social network, in cui dette espressioni sono state impiegate nel caso di specie”.

Secondo il parere di molti, era colpa della vigilessa se il campo era stato chiuso. Nel luglio del 2016 era stata lei, che vive a fianco del campo, a fare la segnalazione ai vigili del fuoco di Cremona che dopo un sopralluogo avevano effettivamente riscontrato la pericolosità dei pali di sostegno dell’illuminazione che presentavano crepe e lesioni. In seguito alla loro relazione, il sindaco aveva emesso un’ordinanza per impedire di entrare nella struttura di proprietà della parrocchia Sant’Eufemia, obbligando il parroco ad incaricare un tecnico qualificato per il controllo dei pali. “Non lamentiamoci poi che in Italia ci si muova solo a disgrazie avvenute”, aveva detto la stessa vigilessa che dopo l’ordinanza di chiusura aveva denunciato di aver ricevuto ingiurie, minacce e offese tramite il social network. “Procederò per vie legali”, aveva anticipato la Mantovani all’epoca dei fatti, “e devolverò in beneficenza quanto costoro saranno chiamati a risarcire”.

Invece non ci sarà alcuna conseguenza per le 18 persone finite sotto accusa. Già il pm aveva chiesto l’archiviazione ritenendo alcuni dei commenti “non offensivi della reputazione della persona offesa”, mentre gli altri riconducibili “all’interno dell’ambito di efficacia della scriminante del diritto di critica – tenuto anche conto della particolare pregnanza e rilevanza della vicenda per un piccolo comune della bassa – critica che per sua natura tollera l’uso di espressioni forti e toni aspri, il cui spettro deve ritenersi allo stato più ampio del passato in quanto i social network diventano piazze virtuali dove l’informazione e la formazione dei cittadini si sviluppa attraverso lo scambio reciproco di opinioni e che quindi maggiore deve essere il grado di tolleranza circa l’utilizzo di espressioni più aspre e pungenti rispetto quelle utilizzate nei rapporti interprivati”.

Soddisfatti della decisione del giudice gli avvocati difensori Michela Tomasoni, Daniele Lurani, Andrea Daconto, Maria Feraboli, Elisa Sabbadini, Claudia Marcante e Saverio Barbieri.

Sara Pizzorni

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