Cronaca

Lo stalking non si ferma neanche in tribunale. L'inferno di Caterina rivissuto in aula

L’avvocato Cortellazzi

“Vivo in un incubo per aver incontrato la persona sbagliata. Sono in cura da uno psichiatra, prendo farmaci, mi metto a piangere, non vado più in giro da sola, sono rinchiusa in casa, di notte non dormo, al bar non vado più da sola. Una situazione allucinante”. E’ una storia terribile, quella raccontata oggi in aula davanti al giudice Maria Stella Leone da Caterina, 26enne cremonese presunta vittima di un caso di stalking. A processo, la giovane si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Massimiliano Cortellazzi, mentre sotto accusa c’è Claudio Montanari, 34 anni, anche lui cremonese, difeso dall’avvocato Giancarlo Rosa.

Montanari era l’ex compagno di Caterina. I due si erano conosciuti nel dicembre del 2015 nel bar dove lei lavorava. “Lui frequentava il locale”, ha raccontato oggi la ragazza, “mi incuriosì il suo modo di fare un pò esuberante e iniziai a frequentarlo”. Nel 2016 i due erano andati a convivere nella casa di lei che intanto aveva aperto una sua attività, un locale dove il fidanzato era andato a lavorare come barista. I problemi di coppia erano iniziati nel settembre del 2016. “All’inizio i litigi avvenivano in casa”, ha ricordato lei. “Lui mi ha picchiata, mi ha dato dei pugni nelle costole, mi ha strappato i capelli, volevo interrompere la relazione e volevo che se ne andasse”.

Da quel momento, secondo l’accusa, Montanari avrebbe messo in atto una serie di comportamenti persecutori che a dicembre del 2016 avevano portato il questore a notificargli un provvedimento di ammonimento. Ma non era servito, tanto che era stata applicata una misura cautelare di divieto di avvicinarsi all’ex fidanzata. Ma le telefonate minatorie, le minacce, le botte erano andate avanti, e a quel punto, a fine giugno del 2017, la squadra mobile lo aveva arrestato. Il 3 luglio successivo, però, il gip Cristian Colombo lo aveva scarcerato: secondo il giudice, non si trattava di stalking, ma di molestie. La svolta era arrivata il 27 ottobre con un secondo arresto avvenuto in esecuzione al provvedimento emesso dal tribunale del Riesame di Brescia davanti al quale il pm aveva impugnato l’ordinanza con cui il gip Colombo aveva rigettato la richiesta di convalida dell’arresto. Il caso era poi arrivato davanti alla Cassazione che aveva dichiarato inammissibile il ricorso della difesa.

l’avvocato Rosa

Oggi Montanari è libero e Caterina non lo vede dallo scorso aprile, data della prima udienza davanti al giudice Leone. “Fuori dall’aula, quando mi ha visto, mi ha sputato in faccia”, ha ricordato oggi Caterina. “Sono cose che una persona non può subire”. Per quello sputo, l’avvocato Cortellazzi ha già sporto denuncia. Una storia da incubo, quella raccontata dalla 26enne cremonese, che ha ricordato di quando il suo ex si era presentato al bar minacciandola di morte e dandole della prostituta, di quando era arrivato e aveva spaccato tutto nel magazzino del locale, di quando era stata costretta a lasciargli la casa e a trasferirsi in un albergo. E ancora, il ritrovamento dei pneumatici della sua auto tagliati e una scritta offensiva sulla portiera,  striscioni minacciosi appesi dal balcone della casa che Montanari aveva preso proprio di fronte al bar di lei, le scritte sui vetri del locale, le continue telefonate, anche di notte, le minacce ai suoi familiari, ai genitori e al fratello e al suo nuovo compagno. In una di queste occasioni, l’imputato si sarebbe presentato armato di coltello. “Un giorno nel locale mi erano arrivati dei fiori da un anonimo”, ha ricordato Caterina. “Lui se n’è accorto, li ha presi,  li ha strappati e buttati per terra e io poi li ho trovati appesi alla ringhiera legati a testa in giù”. “Ho dovuto anche chiudere il bar per un mese”, ha detto la ragazza. “Non ce la facevo più”.

La prossima udienza è stata fissata al 14 febbraio per sentire altri testimoni. Montanari, che oggi non era presente, oltre a questa vicenda di stalking è coinvolto anche nelle indagini sulla sottrazione di droga e armi dall’ufficio sequestri del tribunale. Secondo gli inquirenti, la droga trafugata da palazzo di giustizia sarebbe stata destinata proprio a lui. Per il 34enne cremonese e per altre tre persone, tra cui gli ex dipendenti ‘infedeli’ del tribunale Francesco Manfredi e Attilio Valcarenghi, la procura ha già chiesto il rinvio giudizio.

Sara Pizzorni

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