San Felice, Galimberti chiede unanimità per avere i fondi, la minoranza risponde picche
La questione dei fondi ministeriali bloccati per la riqualificazione di san Felice (7 milioni di interventi tra infrastrutture ed edifici pubblici) è arrivata oggi in consiglio comunale con l’ordine del giorno del capogruppo Pd Rodolfo Bona che chiede di spronare la Regione a fare pressioni presso il Governo per lo sblocco dei fondi, anche sollevando la questione di legittimità costituzionale sull’approvazione del decreto Milleproroghe che ha determinato il blocco. Un ordine del giorno unicamente finalizzato a mettere in cattiva luce il governo Lega – Cinque Stelle (assente la consigliera pentastellata Lucia Lanfredi), secondo i consiglieri del centrodestra; un estremo tentativo di risolvere i problemi reali di san Felice, dove ad ogni acquazzone cantine e strade si allagano, per la maggioranza. Inascoltato l’appello finale, al termine di un lungo dibattito, del sindaco Galimberti, ad un voto unanime per dare più forza alla richiesta di sbloccare i fondi. L’odg è stato alla fine approvato con 18 voti favorevoli, 6 contrari e 1 astenuto. “A differenza di altre città – commenta l’assessore all’Area Vasta Andrea Virgilio – dove il colore politico è stato messo in secondo piano, qui c’è tutta la vergogna di Lega e Forza Italia che votano contro Cremona. Mentre a Roma Forza Italia attacca lo scippo, in Lombardia cerca di attaccarsi alla poltrona”.
Per Bona il provvedimento “non è elemento di serietà da parte di quanti dichiarano di voler lavorare per la messa in sicurezza delle periferie. Cremona si è vista approvata questo progetto, costato 13mila ore di lavoro anche di dipendenti comunali. Queste cifre dicono che sono interventi mirati e su progetti definiti e validati. I fondi ci sono; queste convenzioni non possono essere considerate con un atto di imperio, carta straccia e avevano già superato le verifiche della Corte dei Conti“.
Federico Fasani, centrodestra, ha inizialmente dichiarato di voler “decidere in seguito come votare a seconda di come si sviluppa questo dibattito”, definendo di carattere puramente politico l’ordine del giorno, finalizzato a mettere in cattiva luce il governo ed evidenziando come le vicine Mantova (recupero del lungo lago) e Piacenza, siano state finanziate nella prima tranche di progetti.
Alessandro Carpani, Lega Nord, ha evidenziato che il decreto Milleproroghe è stato votato anche dalla minoranza. “Mi viene da ridere che venga chiesto il sostegno della Regione, visto che proprio le Regioni vi si sono opposte, basti vedere il ricorso della regione Veneto. Le regioni avrebbero dovuto essere chiamate in conferenza Stato – regioni e ciò non è avvenuto, a causa della negligenza del governo Gentiloni. Bisognava sanare una legge sbagliata”. Il Pd – ha insistito Carpani – ha votato all’unanimità il milleproroghe. Non è vero che questi soldi non verranno dati, c’è scritto chiaramente he se ne riparlerà nel 2020. I soldi per ora rimangono nelle casse dello stato e i Comuni potranno utilizzare nel frattempo l’avanzo di bilancio; se ci credete veramente nel bando periferie, usate l’avanzo”. “Capisco che c’è la scadenza elettorale – ha concluso il consigliere leghista – ma pazienza, siamo in democrazia… Bastava fare una legge giusta fin da principio e questo problema non ci sarebbe stato”.
Immediata la replica di Bona: “Le parole di Carpani mostrano molto bene qual è il diktat della Lega. E’ uno stile che tende a sollevare polveroni ma dice cose non vere. Le sentenze della Corte Costituzionale non hanno nulla a che fare con questo bando. Le risorse per le rigenerazioni urbane nelle periferie non attengono a materie concorrenti e non hanno bisogno di conferenza Stato-Regioni. E c’è anche una questione di modalità: gli emendamenti al milleproroghe sono stati presentati a tarda notte e senza enunciazione chiara. C’è stato un errore compiuto da molti deputati, ma che ci fa capire le modalità con cui questo governo, cosiddetto del cambiamento, smentisce se stesso. La verità è che (l’attuale Governo, ndr) ha fatto promesse che non hanno copertura finanziaria e quindi si vanno a rastrellare i soldi e a penalizzare Comuni che hanno progetti seri, come il nostro. State difendendo la trincea del governo, ma in questi passaggi si svelano manchevolezze e meschinità”.
Luca Burgazzi, Pd: “San Felice ha bisogno da anni di quegli interventi. Con l’esito di questo voto vorremmo provare a porre una soluzione a questo tema e mi dispiace che non sia presente la consigliera 5Stelle. Troppo comodo togliere i soldi ai comuni e poi dire ai comuni di mettere i soldi sui progetti”.
Enrico Manfredini, Fare Nuova la Città: “E’ miope fare questa scelta penalizzando proprio l’anello debole delle periferie. Se c’era bisogno di soldi si poteva andare a cercarli dove ci sono risorse che possono essere differite nel tempo”. Mentre Filippo Bonali, di Sinistra per Cremona ha rivendicato la legittimità di passaggi politici che da un consiglio comunale possano arrivare al governo centrale. Aggiungendo poi che “San Felice ha un effettivo problema idrogeologico” gli allagamenti sono all’ordine del giorno in caso di piogge intense e poi non ci si può lamentare se nulla viene fatto per risolvere i problemi.
Paolo Carletti, Psi: “Noi investiamo nelle periferie, qualcun altro fa ‘investimenti elettorali’. I soldi sarebbero dovuti andare a Cremona, non a questa amministrazione. E la triste conseguenza di questa scellerata normativa ricadrà sui cremonesi, che sapranno il prossimo anno come comportarsi”. Non c’è da farsi illusioni sul fatto che quei soldi, se rimandati al 2020, Cremona non li vedrà più, soprattutto con la previsione di un rapporto pil / deficiti del 3%, ha aggiunto.
Luigi Amore, unico consigliere del gruppo Obiettivo Cremona presente (assenti sia Andrea Sozzi che la capogruppo Vittoria Ceraso) ha votato a favore per ragioni personali.
Accorato l’appello finale all’unanimità del sindaco Galimberti: “Questa non è una partita elettorale, siamo partiti due anni e mezzo fa con i progetti. E’ una partita unicamente per la città. Se i soldi vengono rimandati, non arrivano più e questo è chiaro ai sindaci italiani di ogni schieramento, della Lega, dei 5 stelle, del Pd, di Forza Italia, ecc. E anche gli spazi che vengono aperti, ovviamente sono legati all’avanzo: ma 7 milioni semplicemente non li abbiamo”. Galimberti ha insistito sulla necessità di dare l’immagine di un consiglio comunale unito: “I soldi sono dei cittadini, non dell’amministrazione Galimberti. Non abbiamo scelto a caso san Felice, lì possiamo risolvere problemi di sicurezza antisismica nella scuola e dissesto idrogeologico che esistono da tanti anni. Il voto che daremo è chiaramente un voto politico: in un caso si vota per rinunciare ai soldi, nell’altro per ottenerli a favore dei cittadini cremonesi. Noi vogliamo premere sul parlamento perchè il presidente Conte dia seguito alle promesse fatte all’Anci a tutti i sindaci: inserire in un disegno ad hoc il ripristino dei fondi. La partita si può vincere se arrivano consigli comunali coesi e compatti, mentre si indebolisce se i consigli non lo sono”.
Tra le dichiarazioni di voto contrarie, quella di Giorgio Everet, Forza Italia: “Adesso ci chiedete il voto unanime, altre volte l’avete chiaramente snobbato, quindi non ci sto. Nel progetto di San Felice non ci avete mai coinvolti, solo adesso arrivate a parlarne”. g.b.