Lettere

La variante al Pgt racconta
l'assenza di idee
dell'amministrazione

da Federico Fasani (Fi)

La variante puntuale al PGT che la maggioranza si appresta ad approvare altro non è che la materializzazione dell’assenza di idee che l’amministrazione ha espresso per 5 anni. Il Piano di Governo del Territorio contiene l’idea di città del sindaco e nel caso cremonese, infatti, la variante è vuota.
La ricerca affannosa di neologismi anglofoni e la ripetizione ossessiva di concetti che solo foneticamente lambiscono l’urbanistica quando vengono ripetuti a caso (come “rigenerazione urbana”) , ci hanno accompagnato dalla campagna elettorale sino ad oggi. Adesso siamo alla resa dei conti. Il PGT, che è strumento tecnico e rigoroso, non può infatti contenere chiacchiere perchè intraducibili in obiettivi ed azioni concrete. La variante puntuale infatti, mantiene il 99% delle scelte assunte dallo strumento vigente. E fin qui nessun problema. I problemi incominciano con quell’uno per cento di azioni prive di fondamento che si è scelto di intraprendere.

In estrema sintesi è bene sottolineare alcune circostanze puntuali. In primo luogo, malgrado la pressante richiesta di ascolto da parte dei cittadini e della minoranza per non eliminare la previsione delle strada sud dal Piano, l’amministrazione ha tirato dritto sulla base di presupposti politici ed ideologici, senza uno straccio di soluzione per i problemi di via giordano e, soprattutto, calpestando qualunque diritto democratico dei cremonesi. Si poteva benissimo mantenere nel documento di piano la previsione, sino al momento della risoluzione dei problemi di quel comparto di città. Questo non avrebbe causato nessun danno mentre avere cancellato l’unica possibilità attualmente conosciuta, comporterà danni in termini di tempo e di denaro. Dopo avere “tenuto a bada” i cittadini con la promessa secondo la quale era pronto un progetto viabilistico per risolvere i problemi della zona sud della città, scopriamo solo ora che tutto è rinviato alla stesura del Piano Urbano della Mobilità, piano che, tuttavia, arriverà comodamente pochi giorni prima delle elezioni. Una vera presa in giro.

Altrettanto sfacciata è la “non” politica sulle medie strutture commerciali contenuta nella variante. Tutti ricordiamo quando in campagna elettorale il Professor Galimberti prometteva il contrasto a quelli che allora chiamava i “centri commerciali”. In realtà abbiamo assistito all’apertura di una decina di medie strutture in questi pochi anni, tra supermercati e grandi negozi di ogni genere. Se davvero si fosse voluto contrastare queste attività, sarebbe stata sufficiente una variante puntuale dedicata, attuata a pochi giorni dall’insediamento. Ma così non è stato. Gli oneri di urbanizzazione fanno comodo ed è stato più facile sostenere che gli imprenditori commerciali del centro dovevano “adeguarsi ai tempi” piuttosto che rinunciare a facili e copiose entrate. La beffa è che anche nella variante puntuale che domani la maggioranza approverà non è contenuta nessuna misura volta a frenare la corsa dei “centri commerciali”.

Un altro cavallo di battaglia del Professor Galimberti è stata la critica al numero degli ambiti di trasformazione previsti dal Piano vigente. Malgrado la giunta Perri abbia tagliato 650mila metri quadri di aree edificabili ereditate dal passato, il numero dei 32 ambiti di trasformazione del vigente piano è sempre stato definito “assurdo”. Con il piano Galimberti se ne stralciano alcuni (pochi) e se ne inventano altri per un saldo pressoché identico. Anche su questo tema si è quindi manifestata l’ipocrisia che sempre accompagna le campagne elettorali di certa politica impreparata su temi complessi.

Il dato più sconcertante, però, è l’assenza di coraggio. Uno degli strumenti diretti dell’urbanistica, che consente di progettare il futuro di un città è la pianificazione degli ambiti di trasformazione. Nel 2013 la giunta precedente aveva approvato il Piano Cremona City Hub. Questo è ad oggi l’unico ambito di fermento su scala urbana all’interno del quale  si stanno manifestando importanti cambiamenti per il futuro di Cremona. L’intuizione politica ed il lavoro di concertazioni tra enti pubblici e privati che ne è seguito, hanno portato alla nascita del polo tecnologico che tutti conosciamo. Il Professor Galimberti e la sua giunta hanno deciso di tagliare del 50% la portata del piano, negando, anche in questo caso, a chi verrà dopo di potere procedere nell’ambizioso progetto di riqualificazione della città. La paura di gestire processi più grandi delle proprie capacità ha portato all’azione isterica e invidiosa di distruggere il lavoro altrui, purtroppo, a spese dei cittadini. La conferma di questa lacuna politica grave la troviamo anche nella variante in fase di approvazione: l’area ex Feraboli (attuale Maschio-Gaspardo) e tutto il suo intorno si apprestano a diventare uno dei prossimi banchi di studio per chi dovrà governare Cremona in futuro. Dal 2016 la proprietà lancia segnali volti a sensibilizzare l’amministrazione sulla necessità di pensare insieme agli sviluppi di un comparto che sta tra la città e la campagna, con problemi evidenti ma ricco di potenzialità immense. Di tutto questo non si è mai parlato nelle sedi preposte ne vi è tracia di un lavoro di squadra tre pubblico e privato. La variante è identica al piano attuale, non esiste una riga che testimoni la volontà di affrontare la questione. Eppure il PGT è lo strumento che deve accompagnare le trasformazioni soprattutto quando si riferiscono a comparti così estesi e così importanti. In questo caso l’azione di governo della città  non è sicuramente sostituibile dal muro contro muro del privato che chiede e l’amministrazione che risponde con un laconico “niet”.

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