Cronaca

Primo percorso diagnostico terapeutico ass. per patologie oncologiche femminili

‘La personalizzazione del percorso di cura: sanità digitale e multidisciplinarietà nella gestione della patologia oncologica femminile’: questo il titolo del convegno organizzato dall’Asst di Cremona, in collaborazione con Ats Val Padana, Asst di Mantova e Asst di Crema, che si svolgerà mercoledì 26 settembre, dalle 9 alle 18, presso la Sala Maffei della Camera di Commercio di Cremona.

Un evento che trova ispirazione ragionata nella riforma sanitaria di Regione Lombardia (Legge 23/2015) in tema di presa in carico integrata e di percorsi di cura e accompagnamento dei pazienti, in questo caso, delle donne interessate da patologie oncologiche.

Il convegno è l’esito di un lavoro unico, il primo in Lombardia, teso a costruire e applicare Protocolli Diagnostici Terapeutici Assistenziali (Pdta) condivisi su tutto il territorio dell’Ats Val Padana per la gestione della patologia oncologica femminile (mammaria e ginecologica)” spiega Camillo Rossi, direttore generale del presidio cremonese. “Un lavoro realizzato insieme ai colleghi Salvatore Mannino (direttore generale Ats Val Padana), Luca Stucchi (direttore generale Asst di Mantova), Luigi Ablondi (direttore generale Asst di Crema) e ai loro collaboratori”.

L’attività è stata ideata e coordinata da Daniele Generali (responsabile scientifico dell’evento e direttore della Multidisciplinare di Patologia Mammaria e Ricerca Traslazionale dell’Asst di Cremona e Professore Associato in Oncologia Medica Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute – Università degli Studi di Trieste)  ha interessato diversi specialisti, quali ad esempio: oncologi, ginecologi, radiologi e senologi, radioterapisti, genetisti. “Proporre un modello unico di diagnosi e cura all’interno della stessa area territoriale (Cremona, Mantova e Crema) contribuisce in concreto a valorizzare la centralità del paziente all’interno di un sistema sanitario integrato ospedale/territorio, quale modello innovativo proposto da Regione Lombardia” evidenzia ancora Rossi.

“La costruzione di un Pdta al femminile significa definire obiettivi, ruoli e ambiti di intervento; significa garantire chiarezza delle informazioni all’utente e garantire la precisa definizione dei compiti di ciascun operatore” chiarisce Generali. “Non solo. L’applicazione del PDTA unico aiuta a migliorare la continuità, la riproducibilità e l’uniformità delle prestazioni erogate e, nel contempo, facilita la previsione – quindi la riduzione – dell’evento straordinario. Non a caso i termini diagnostico, terapeutico e assistenziale consentono di affermare la prospettiva della presa in carico attiva e totale, dalla prevenzione alla riabilitazione, della persona che ha un problema di salute. Problema per la gestione del quale, spesso, diventano necessari interventi multiprofessionali e multidisciplinari rivolti in diversi ambiti, come quello psicofisico, sociale e delle eventuali disabilità”.

“L’iniziativa assume maggior valore a fronte di alcune questioni centrali” conclude Rossi. “I tumori stanno diventando la vera emergenza sanitaria del Paese, insieme alle malattie cardiovascolari e alle patologie legate all’invecchiamento. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 250.000 nuovi casi di tumore, con una prevalenza di circa 2 milioni di casi. Un dato che acquista ulteriore rilievo se si considera l’invecchiamento progressivo della popolazione. In tale contesto diviene fondamentale adottare quelle soluzioni organizzative genericamente definite “Reti Oncologiche”, caratterizzate dalla grande varietà di competenze e strutture necessarie per affrontare compiutamente le malattie neoplastiche”.

“All’interno della Rete Oncologicail Pdta diviene uno strumento di cura organizzativo-gestionale per un approccio in grado di coinvolgere le differenti specializzazioni d’organo/apparato (sia di tipo medico che chirurgico), le strutture diagnostiche, le strutture di sanità pubblica territoriale e i laboratori estremamente specializzati, attraverso linee guida comuni (scientifiche, organizzativo-assistenziali, economiche e di ricerca)” spiega ancora Generali.

La giornata di studio è caratterizzata da altri elementi essenziali: la presenza di autorevoli rappresenti di Regione Lombardia, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e di Europa Donna; dalla partecipazione di relatori qualificati e portatori di esperienze diverse e arricchenti, dei Medici di Medicina Generale, parte fondante del percorso di cura del paziente a garanzia di continuità assistenziale e di Lineacom che porrà l’accento sulla rilevanza sempre più crescente della tecnologica per l’operatività clinica “PC based” dentro a percorsi di cura innovativi.

L’obiettivo è quello di aver prodotto un documento (Protocollo Diagnostico Terapeutico Assistenziale) unico per il territorio dell’Ats Val Padana sulla patologia oncologica femminile, inserendo modelli di misurazione e di controllo dell’attività (indicatori clinici, di performance), nuovi modelli per un sistema che cambia attraverso procedure web-based, come le App e la realizzazione di un modello clinico – organizzativo, che miri alla condivisione di un percorso diagnostico-terapeutico del paziente oncologico, finalizzato alla diagnosi e alla terapia condivisa.

Con l’introduzione dei nuovi farmaci a bersaglio molecolare molto sofisticati e costosi, è diventato sempre più importante poter disporre di fattori predittivi di risposta al trattamento che consentano una “personalizzazione” delle terapie per garantire appropriatezza prescrittiva e risultati clinici. La stretta collaborazione dell’Asst di Cremona con l’Istituto Nazionale dei Tumori permetterà di inserire all’interno dei Pdta per patologia mammaria e ginecologica non solo elementi di integrazione assistenziale, ma anche elementi di ricerca (es. nuovi farmaci, nuovi studi clinici) volti al paziente e a supporto di tutte le tre Aziende Socio Sanitarie Territoriali dell’Ats della Val Padana.

Questo percorso, oggi primo esempio di interazione tra Asst in Regione Lombardia, vuole avere l’ambizione di prevedere lo sviluppo di interfacce ospedale-territorio e l’implementazione di specifiche ricerche orientate sia agli aspetti farmacologici, sia a una visione d’insieme, secondo l’ottica della “clinical governance”.

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