Vissuto a Cremona e Canneto il primo jihadista italiano arrestato in Siria IL VIDEO
Nato a Gavardo, vissuto a Cremona e poi l’ultima residenza a Canneto sull’Oglio. Samir Bougana è il primo jihaddista italiano catturato in Siria vicino a Raqqa dalle milizie curde, precisamente le unità di milizia popolare, in una operazione congiunta insieme ai soldati americani. L’uomo, 24 anni, racconta in prima persona, in un breve video in perfetto italiano, quanto avvenuto a fine agosto: “Ero nello stato islamico, sono stato qui più o meno due o tre anni, poi ho pensato di uscire, prendere mia moglie e figli per tornare in Italia. Pensavo di andare in Turchia per poi darmi al consolato e tornare in Italia. Però sono stato catturato, qui in Siria, vicino a Raqqa”.
Bougana è di origine marocchina, figlio di immigrati che si erano stabiliti sul bresciano. Nel 2010 da Canneto sull’Oglio, sua ultima residenza in Italia, si era trasferito in Germania nella città di Bielefeld dove aveva cominciato a frequentare le moschee degli estremisti islamici. E nel 2013, a soli 19 anni, era partito per la Siria per combattere con i miliziani dell’ISIS.
In Germania era tenuto d’occhio da tempo. Bougana era stato inserito nella lista europea dei volontari della guerra santa partiti dall’Europa. In Siria e al confine con la Turchia da dove passavano le armi, Bougana era conosciuto come Abu Hurairah al Muhammad e Abu Abdullah al Muhammad. I curdi spiegano che aveva un ruolo chiave proprio nel traffico d’armi al confine. Era a capo di un gruppo di mercenari. Catturato, avrebbe rivelato diverse informazioni sulla struttura dell’Isis e sulle relazioni dei terroristi con l’estero.
Da quanto riferito dal settimanale Panorama, l’uomo avrebbe avuto un ruolo centrale nell’organizzazione dell’Isis, “in particolare pare che fosse tra i coordinatori dei foreign fighters stranieri al servizio del califfato. Quel che resta da capire è se Samir sia davvero il primo jihadista italiano riconosciuto in maniera ufficiale e soprattutto perché e per fare cosa voleva tornare nel nostro Paese.
Quando e se la Farnesina confermerà la notizia l’antiterrorismo italiano cercherà anche di capire se in Italia c’era già una cellula combattente pronta a accogliere il jihadista al suo ritorno a casa e che cosa stava progettando”.