Cronaca

Duplice omicidio: Per Wu 'residua capacità di intendere, paranoico sui familiari'

L'imputato sul cellulare della polizia penitenziaria a colloquio con il suo avvocato
L’avvocato Curatti

Wu Yonggin ha una “residua capacità di intendere e di volere”, mentre per quanto riguarda la pericolosità sociale, è pericoloso, sì, ma soprattutto per se stesso. Sono i risultati della perizia dello psichiatra Cesare Piccinini, di Parma, che era stato incaricato dal gip Pierpaolo Beluzzi di effettuare una valutazione sulle facoltà mentali del 50enne cinese autore del duplice omicidio di via Fatebenefratelli del 24 gennaio scorso. Quel giorno, armato di mannaia, l’uomo si era avventato contro la moglie, la 46enne Chen Aizhu, e contro Wen Jun Ye, il bimbo di tre anni figlio di una coppia di cinesi che lo aveva lasciato alle cure della 46enne per potersi recare al lavoro.

Secondo l’esperto, Wu ha strutturato “un vissuto persecutorio paranoide incentrato sui familiari, anche sulla base del fatto che questi si erano sottratti ad una sua funzione referente, elemento che si complicava anche per motivi economici legati alla condizione di un reddito limitato, ma che tuttavia era di fatto sottratto alla sua disponibilità anche per i suoi riferiti, pregressi, problemi di ludopatia”. L’aggressione al bambino, per Piccinini, sarebbe avvenuta “in un contesto d’impulso, proprio come estensione delle convinzioni persecutorie e paranoidi contro la moglie”. Al perito, lo stesso Wu, mentre era ancora intento a colpire la moglie, aveva riferito di aver percepito la presenza del bambino nell’altra stanza e di “essersi determinato a raggiungerlo e colpirlo in quanto figlio di amici della moglie”. Una descrizione dei fatti che secondo l’esperto “documenta il mantenimento di uno stato adeguato di coscienza (la rappresentazione dei fatti come ricordo vivo ed attivo degli stessi), la presenza di una residua capacità di intendere (la provenienza e la causa dei rumori), la determinante paranoide delirante (il collegamento del bambino all’elaborazione psicotica del rapporto moglie-amici”.

I risultati della perizia avranno valore di prova nel processo, al quale, per il perito, l’imputato è in grado di partecipare attivamente. “Ora, alla luce di questi risultati”, ha commentato il legale del 50enne cinese, l’avvocato Luca Curatti, “tocca al pm fare le opportune valutazioni e definire l’imputazione in base al grado di questa minima capacità di intendere valutata dall’esperto”.

Oggi Wu Yonggin, rinchiuso nel carcere di Pavia, era presente all’udienza, arrivato scortato dagli agenti della polizia penitenziaria. Ad occuparsi degli interessi del figlio 12enne è l’avvocato Alessio Romanelli, incaricato dall’assessore ai servizi sociali Mauro Platè a sua volta nominato dal giudice come curatore speciale del minore.

Subito dopo il duplice omicidio, il cinese, sentito dal pm, aveva ammesso le sue responsabilità, dicendo che con la moglie c’erano continue liti, sia sulla gestione del denaro che sulla gestione del figlio. All’origine dell’ultima discussione, un problema con il passaporto. Il cinese, disoccupato, che vive con la pensione di invalidità, con problemi di ludopatia, era seguito dai servizi sociali in quanto in passato aveva tentato il suicidio gettandosi da una finestra. Gli erano state prescritte delle medicine che però l’uomo non avrebbe più preso. Il gravissimo fatto di sangue si era consumato verso le 10 tra le mura domestiche di un condominio dell’Aler al terzo piano di via Fatebenefratelli. Il 50enne, colto da un raptus di follia, si era armato di mannaia e aveva fatto un massacro. La moglie, rincorsa per tutta la casa, dalla camera da letto alla cucina, dove erano state trovate tracce di sangue dappertutto, era stata finita sul balcone, mentre il piccolo, ferito in modo gravissimo, era morto poco dopo il ricovero in ospedale. Il bimbo ha pagato per i genitori, odiati dall’omicida in quanto amici della moglie verso la quale ormai provava solo sentimenti di odio e rancore.

Una tragedia che i medici che avevano in cura il cinese avrebbero potuto prevenire? “No”, ha riferito l’avvocato Curatti: “lo psichiatra lo avrebbe escluso”.

Sara Pizzorni

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