Pena scontata per il delitto Moreni, Paraga espulso E' in viaggio verso Sarajevo
Come misura accessoria disposta già dai giudici di primo grado, una volta scontata la pena, Hanefija Prijic, 52 anni, detto ‘Paraga’, l’ex comandante bosniaco condannato in via definitiva per l’omicidio del cremonese Fabio Moreni, avrebbe dovuto essere espulso. E così è stato: Paraga, tornato oggi in libertà, era atteso davanti al carcere di Vigevano dagli agenti della polizia penitenziaria che lo hanno accompagnato all’aeroporto della Malpensa diretto a Sarajevo. L’arrivo nella capitale della Bosnia-Erzegovina è previsto per le 21,30 di questa sera. Una volta arrivato a Sarajevo sarà considerato in tutto e per tutto un uomo libero.
Lo scorso maggio la Corte di Cassazione aveva confermato la sentenza a vent’anni di reclusione emessa il 29 settembre scorso dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia. In patria, per gli stessi reati, l’ex comandante bosniaco era stato condannato ad una pena di 13 anni già scontati. Se si calcolano gli anni già scontati tra la Bosnia e l’Italia, l’indulto e la scarcerazione anticipata, Hanefija Prijic ha finito di scontare la sua pena nel carcere di Brescia.
Il bosniaco aveva ordinato la strage di Gornji Vakuf commessa nel 1993 nella quale, oltre a Moreni, morirono i bresciani Guido Puletti e Sergio Lana, tutti volontari che stavano portando aiuti in Bosnia. In primo grado, l’imputato era stato condannato all’ergastolo, poi in appello la pena era stata ridotta.
“La scarcerazione era prevista”, ha commentato Agostino Zanotti, uno dei sopravvissuti alla strage. “Ma l’importante è che sia stato condannato. Una domanda, però, resterà sempre: perchè Fabio, Guido e Sergio sono stati uccisi?”. “La nostra linea è sempre stata quella del perdono cristiano”, ha detto invece Gianluca Arata, cugino di Fabio Moreni. Una linea decisa subito dopo la morte del cremonese dalla mamma di Fabio che aveva detto che avrebbe perdonato l’assassino di suo figlio.
Agli inquirenti, Paraga aveva confermato che i suoi uomini avevano effettivamente fermato il convoglio dei volontari che trasportava cibo e medicine. Il mezzo era stato controllato per vedere cosa contenesse, dopodichè i cinque erano stati trattenuti e fatti salire su un carro. Improvvisamente c’erano stati degli spari, ma su questo punto il comandante era stato vago, dicendo che non si era accorto di chi aveva cominciato a sparare. Secondo l’accusa, però, la fucilazione non sarebbe stata possibile senza l’ordine diretto dello stesso Paraga.
Era stato proprio Moreni il primo ad intuire le intenzioni di due soldati ai quali il capo aveva detto qualcosa. Ai compagni, aveva gridato: ‘Qui ci ammazzano tutti’. Quindi uno dei militari aveva armato il mitra. Gli italiani avevano tentato la fuga, ma poi entrambi i soldati avevano fatto fuoco, colpendo ripetutamente Puletti, Lana e Moreni.
Sara Pizzorni