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Referendum Castellone: 'Fatto senza volontà popolare e per soldi'. Giunta: 'Dove eravate?'

Chi pensava che la questione sulla mancata fusione con Fiesco fosse una partita ormai chiusa dall’esito del referendum, si sbagliava di grosso. Un’interrogazione a firma Roberto Camozzi e Marco De Luca infatti è stata l’occasione per un acceso dibattito sul tema durante il Consiglio Comunale di ieri sera, martedì 31 luglio. I consiglieri di minoranza hanno chiesto conto del denaro speso dall’Amministrazione proprio per il referendum di fusione. Il sindaco Pietro Fiori ha elencato le voci delle spese sostenute, alcune già liquidate ed altre da liquidare, rimarcando che la maggior parte delle voci di spesa rientrano in quelle rimborsabili dalla regione e che alcuni costi devono essere rimodulati togliendo la parte spettante a Fiesco o come conseguenza del fallimento della fusione stessa. In ogni caso, la somma delle spese sostenute, al netto delle precisazioni di Fiori, è di poco inferiore ai 20.500 euro tra cui una spesa per il materiale per i seggi di poco più di 1.700 euro (rimborsabile), 8.500 per il legale (cifra da rimodulare al ribasso e non rimborsabile) e meno di 100 per il materiale informativo e pubblicitario (rimborsabile). Una risposta che non soddisfa De Luca che ne lamenta la vaghezza e puntualizza: “Visto l’esito, i costi a carico della collettività andavano valutati all’inizio del processo”.

Ma è davvero chiusa la partita sulla fusione? In realtà il Comune, dando un’interpretazione su una legge che lascierebbe spazio a diversi orientamenti, ha deciso di trasmettere i risultati alla Regione che dovrà quindi pronunciarsi. Per le opposizioni c’è quindi il rischio, seppure ipotetico e difficilmente immaginabile, che la stessa Regione possa approvare un referendum respinto da uno dei due paesi interessati e chiedono di non portare la causa fusione a Palazzo Lombardia. “Sarebbe una ferita – dice Giancarlo Corada – anche per i sostenitori del ‘Sì’, specialmente in questo momento particolare, andare avanti con il processo”. Una posizione sostanzialmente condivisa anche dal centrodestra, con De Luca che aggiunge: “Pensavo fosse certa la mancata fusione, ma apprendo non essere così”. Il vicesindaco Federico Marchesi, però, minimizza: “Si tratta di un passo formale, di rispettare la legge e di chiudere il processo avviato presentando i dati in Regione, che è l’organo che formalmente si deve esprimere sulle fusioni. Porteremo il voto favorevole politico e quello referendario, positivo a Castelleone e contrario a Fiesco”.

L’opposizione di centrodestra rimarca come “lo studio di fattibilità sia stato frettoloso” e che ci “sarebbe voluto più tempo prima di arrivare al Referendum”. Camozzi e De Luca  lamentano “l’assenza di un indirizzo politico” per un referendum indetto “solo per questioni economiche e scevro dalla volontà dei cittadini”. “Bisognava – attacca Camozzi – offrire dei servizi funzionanti al 200% oppure aspettare che i fieschesi si convincessero”. Accuse rispedite al mittente da Marchesi: “E’ stato un percorso lungo tre anni e dialettico, in cui abbiamo dialogato con i cittadini e anche con il Comitato del No di Fiesco, aggiornando di volta in volta  il regolamento. In tutto questo periodo, però, nessuna forza politica si è espressa, né ha proposto alcun emendamento perciò significa che stava bene così anche a loro. Il tempo per il confronto costruttivo era quello, questa è solo una polemica strumentale”.

Altro tema messo sul tavolo è stata l’assunzione di una persona per gli adempimenti referendari dopo l’esito negativo dello stesso. Camozzi e De Luca hanno anche gettato una sorta di ombra sulla procedura, lasciando chiaramente intendere che la persona assunta avesse legami di parentela con un consigliere di maggioranza. “Qualche distonia c’è, non avrei portato a termine l’assunzione anche per questo motivo”, sottolinea Camozzi. A spazzare via il campo da ogni congettura l’Amministrazione si schiera compatta: “Bisogna dimostrare che l’assunzione non è stata regolare, invece di fare illazioni”. Fiori dal canto suo, precisa: “L’assunzione a tempo determinato si è resa necessaria perché, a causa di diversi pensionamenti, l’ufficio di competenza era in una situazione di sofferenza ormai da diverso tempo a causa della carenza di personale. Con il lavoro extra che gli adempimenti referendari avrebbero richiesta si è decisa una nuova assunzione che aiutasse l’ufficio”. “Ed è stata successiva – conclude il sindaco – perché qualsiasi fosse stato l’esito bisognava ‘chiudere’ la questione: o per portare a termine la fusione o, come in questo caso, per ripristinare la situazione antecedente alla gestione associata dei servizi con Fiesco”.

mt

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