Lettere

La querelle sul palco in piazza
del Comune svela
i due volti di Cremona

da Giovanni Lautieri

Egregio direttore,

La provocazione di un’impalcatura enorme per l’ultimo concerto in piazza Duomo ha indotto il parroco don Alberto Franzini a criticarla pubblicamente per il disappunto e l’amarezza dei turisti che a centinaia erano affluiti per visitare una delle più  belle piazze d’Italia, nella quale gli emblemi dei due poteri che governano il mondo, “Cesare” e Dio, il potere politico e quello religioso sono costretti dalla loro disposizione, uno dinanzi all’altro, a dialogare per attuare il bene comune; il Battistero, la cui maestosa presenza proclama l’importanza fondamentale del primo sacramento, collega “Cesare” con Dio.
L’impianto del palcoscenico era una vasta e dolorosa ferita inferta alla percezione dello splendore di bellezza e verità perenni, che i nostri concittadini ci hanno assicurato nel corso dei secoli.
Grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, che rendono possibile il dialogo coi lettori, “Andrea” e “Illuminatus” hanno reagito con un linguaggio di un sadismo infernale (auspicando mutilazioni del corpo), sconcio (sorcio), sprezzante (vecchio) e con l’accusa di far morire la città.
L’opposizione simmetrica tra l’implicito apprezzamento dell’impalcatura-concerto e il disprezzo del Duomo-Battistero di
Andrea, “Illuminatus” e Tommaso rivela il loro inconscio dominato da tendenze sadiche, prodotte da dolorose  frustrazioni, che li inducono, per difendersi nel loro egocentrismo dereale, ad annientare gli oggetti e le persone. Andrea e compagni vedono “marcio dappertutto in Città”.
Regressioni di questo tipo alle prime fasi della psiche sono ambigue: possono essere normali o devastanti come nel caso drammatico di Andrea. Nel dialogo con M.R. si viene a sapere che Andrea è “comunista”, disoccupato.
Si leggono comunque anche più numerose voci di consenso a don Alberto.

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