L'ex comandante Paraga, l'omicida di Fabio Moreni, il 28 agosto sarà liberato
Lo scorso maggio la Corte di Cassazione aveva confermato la sentenza a vent’anni di reclusione emessa il 29 settembre scorso dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia per Hanefija Prijic, 52 anni, detto ‘Paraga’, l’ex comandante bosniaco accusato dell’omicidio del cremonese Fabio Moreni. Già dopo l’ultimo grado di giudizio, però, era stato anticipato che l’ex capo delle milizie paramilitari bosniache sarebbe uscito dal carcere entro l’estate. E così sarà: c’è già la data: il 28 agosto Paraga sarà libero. In patria, per gli stessi reati, l’ex comandante bosniaco era stato condannato ad una pena di 13 anni già scontati. Se si calcolano gli anni già scontati tra la Bosnia e l’Italia, l’indulto e la scarcerazione anticipata, Hanefija Prijic ha già finito di scontare la sua pena nel carcere di Brescia. Dunque sarà presto libero.
Il bosniaco aveva ordinato la strage di Gornji Vakuf commessa nel 1993 nella quale, oltre a Moreni, morirono i bresciani Guido Puletti e Sergio Lana, tutti volontari che stavano portando aiuti in Bosnia. In primo grado, l’imputato era stato condannato all’ergastolo, poi in appello la pena era stata ridotta.
Paraga era stato arrestato in Germania e poi estradato in Italia. Diversi i reati di cui doveva rispondere: omicidio in concorso con persone non identificate, tentato omicidio con l’aggravante di aver diretto quanto accaduto, rapina e sequestro di persona. Difeso dall’avvocato Chantal Frigerio, si è sempre proclamato innocente.
Agli inquirenti aveva confermato che i suoi uomini avevano effettivamente fermato il convoglio dei volontari che trasportava cibo e medicine. Il mezzo era stato controllato per vedere cosa contenesse, dopodichè i cinque erano stati trattenuti e fatti salire su un carro. Improvvisamente c’erano stati degli spari, ma su questo punto il comandante era stato vago, dicendo che non si era accorto di chi aveva cominciato a sparare. Secondo l’accusa, però, la fucilazione non sarebbe stata possibile senza l’ordine diretto dello stesso Paraga.
Era stato proprio Moreni il primo ad intuire le intenzioni di due soldati ai quali il capo aveva detto qualcosa. Ai compagni, aveva gridato: ‘Qui ci ammazzano tutti’. Quindi uno dei militari aveva armato il mitra. Gli italiani avevano tentato la fuga, ma poi entrambi i soldati avevano fatto fuoco, colpendo ripetutamente Puletti, Lana e Moreni.
Nelle 72 pagine di motivazione della sentenza di secondo grado, i giudici avevano scritto come fosse “indiscutibile la responsabilità penale dell’imputato”, soggetto che per di più non ha mai voluto prendere atto “dell’enormità di quanto commesso, avendo egli preferito arroccarsi in posizioni difensive francamente insostenibili”.
Sara Pizzorni