Tamoil, l'accusa: condanna, ma non è avvelenamento delle acque. Sentenza rinviata
AGGIORNAMENTO – La sentenza per l’ultimo grado di giudizio sul caso Tamoil era attesa per la tarda serata di venerdì 13 luglio, ma vista la complessità del procedimento, i giudici della Corte di Cassazione sono usciti dalla camera di consiglio con un’ordinanza, rinviando la decisione al prossimo 25 settembre. L’udienza, cominciata questa mattina alle 10, è durata tre ore con le conclusioni del procuratore generale, delle parti civili e dei difensori. L’accusa ha chiesto di rigettare il ricorso presentato dalla difesa del manager Enrico Gilberti, ma nello stesso tempo ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale di Brescia contro la sentenza emessa il 20 giugno del 2016 dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia che, seppur confermando l’inquinamento, aveva emesso una sola condanna per disastro ambientale colposo aggravato e non per il reato più grave di avvelenamento delle acque, come invece chiesto dall’accusa. Il manager Gilberti era stato condannato ad una pena di tre anni di reclusione, mentre tutti gli altri imputati, Giuliano Guerrino Billi, Mohamed Saleh Abulahia, Pierluigi Colombo e Ness Yammine, erano stati assolti (Yammine è stato l’unico ad essere stato assolto anche in primo grado). Confermati, comunque, per le parti civili i risarcimenti decisi in primo grado, compreso il milione di euro a titolo di provvisionale per il Comune. Nella sentenza di secondo grado, i giudici di Brescia avevano sì confermato l’inquinamento, e cioè che Tamoil aveva inquinato la falda e i terreni sottostanti la raffineria, le canottieri Bissolati e Flora e il Dopolavoro ferroviario, ma si tratta di disastro colposo, e non di avvelenamento delle acque. Nella sentenza di primo grado, invece, il giudice Guido Salvini, il 18 luglio del 2014, aveva condannato Enrico Gilberti e Giuliano Guerrino Billi rispettivamente a sei e a tre anni per disastro doloso, mentre Mohamed Saleh Abulaiha e Pierluigi Colombo ad un anno ed otto mesi ciascuno per il reato di disastro colposo.
Sara Pizzorni