Lettere

Da cavallo di battaglia al
dimenticatoio: 'Che fine
ha fatto il politometro?'

da Gabriele Beccari

Egr. Direttore,
uno degli argomenti di propaganda degli attuali dima(i)oisti, quando ancora si chiamavano grillini e non avevano esautorato nei fatti il padre fondatore, adesso troppo vecchio e pedante per i loro gusti giovanilisti, è stato il ‘politometro’. Si proclamava che bisognava verificare lo stato patrimoniale di tutti coloro che avevano assunto incarichi politici per stabilire le differenze prima e dopo il mandato o i mandati elettorali, traendo l’immediata conclusione che tali arricchimenti si dovevano ritenere illeciti e andavano restituiti allo Stato.

Adesso che sono riusciti ad occupare le stanze del potere, questo cavallo di battaglia è stato dimenticato dai dima(i)oisti, come mai? Paura di urtare la sensibilità degli alleati leghisti o anche il timore che queste verifiche potrebbero mettere in luce il rilevante salto di carriera e del conseguente tenore di vita di molti di loro? Quanto guadagnavano prima di intraprendere la carriera politica e quanto hanno guadagnato e stanno guadagnando in virtù di questo mestiere, così vituperato solo se ad esercitarlo sono gli altri, dato che loro si autoassolvono da ogni colpa, proclamandosi missionari nell’interesse dei cittadini?

Non credo che si troverà mai un rimedio a questa strana amnesia, ma attendiamo fiduciosi. Intanto, il giocoliere Di Maio prova ogni strada per tener fede alle fantascientifiche promesse elettorali e distribuire un po’ di reddito di cittadinanza. Prima ha cercato di tirare il pacco ai tedeschi, che non sono come certi elettori italiani e non gli hanno nemmeno risposto. Poi ha provato a Bruxelles, cercando di convincere la Commissione a non inserire questi nuovi debiti nel calcolo del disavanzo italiano, in pratica invitando i componenti ad autorizzare un bilancio falso, ma anche in questo caso l’ipotesi non è stata presa in considerazione. Infine, ha provato con i pensionati, con risultati numericamente deludenti, ma utili per gettare fumo negli occhi agli adepti sul web.

Nessuna idea di riforma strutturale che vada a toccare le sacche delle inefficienze, dei privilegi e degli sprechi. La burocrazia e le sue lungaggini restano dove sono, intoccabili, perché utili al potere dima(i)oista, esercitato da personaggi mediocri, che hanno la sola idea di livellare verso il basso la società italiana redistribuendo la povertà, perché le persone povere sono più facilmente controllabili e ricattabili, quindi diventa più agevole instaurare un regime.

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