Cronaca

Ospedale di Cremona centro di riferimento per la patologia oncologica mammaria

Questa mattina a Palazzo Pirelli a Milano si è tenuta la conferenza stampa “Tumore al seno, il valore del tempo nella vita delle pazienti”, presieduta da Francesca Merzagora (Presidente ONDA – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna e di Genere), durante la quale sono stati presentati i risultati dell’indagine nazionale sul vissuto delle donne affette da tumore al seno HER2+ e l’impatto della terapia endovena o sottocute in Day Hospital sulla loro qualità di vita, con particolare focus sul fattore ‘tempo’.

A rappresentare l’ASST di Cremona, quale ente selezionato per l’indagine, Daniele Generali (Responsabile Multidisciplinare di Patologia Mammaria e Ricerca Traslazionale) con l’intervento dal titolo “Formulazioni sottocutanee: un’innovazione importante per pazienti e SSN”.

Alla conferenza ha partecipato Giulio Gallera (Assessore al Welfare di Regione Lombardia) che ha sottolineato l’importanza dell’ASST di Cremona quale centro di riferimento per la salute delle donne in tema di patologia oncologica mammaria.

Tumore al seno: il 92% delle donne si sente ‘meno malata’ con la terapia sottocutanea 

Obiettivo dell’indagine è stata l’esplorazione nelle pazienti con tumore alla mammella HER2+, afferenti a Centri di Senologia italiani, i momenti più significativi del percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale, le modalità organizzative che lo hanno caratterizzato e la percezione di umanizzazione dell’assistenza e di efficienza dei servizi, con focus sull’impatto che la patologia e la terapia hanno sulla loro qualità di vita in generale.

Secondo l’indagine di ONDA (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), le donne con tumore al seno HER2+ in terapia sottocutanea sono costrette a meno rinunce dal punto di vista sociale, familiare e lavorativo trascorrendo in day-hospital la metà del tempo rispetto alle donne in terapia endovenosa – solo 12 minuti per la somministrazione della terapia sottocutanea contro le oltre 2 ore per l’endovenosa.

“Oltre alla percezione positiva da parte delle pazienti”, ha dichiarato Daniele Generali, “le nuove formulazioni portano benefici sia sul piano economico-organizzativo sia su quello relativo alla sicurezza clinica del trattamento nel percorso diagnostico-terapeutico”.

Queste conferme arrivano dal progetto SCuBA (SubCutaneous Benefit Analysis), realizzato da Bip, Business Integration Partners con il sostegno di Roche, che mira ad analizzare tutti i benefici e i costi differenziali relativi alle diverse formulazioni, sottocutanea e endovena, dei farmaci trastuzumab e rituximab rispettivamente indicati per il carcinoma mammario HER2+ adiuvante e metastatico e il linfoma diffuso a grandi cellule B e il linfoma follicolare.

“Dallo studio, che ha coinvolto 49 Enti per un totale di 69 Day-Hospital in tutta Italia”, ha continuato Generali, “è emerso che con l’attuale quota di utilizzo di trastuzumab sottocutaneo al 51%, il risparmio ottenuto in Italia rispetto all’era della sola terapia endovena è di 9 milioni di euro, che potrebbero arrivare a 14,7 milioni con l’aumento della quota di somministrazione di trastuzumab sottocute al tasso massimo di pazienti trattabili dell’84% del totale. Inoltre, l’uso delle nuove formulazioni genera una diminuzione complessiva dell’indice di rischio clinico del 70%. In particolare il loro utilizzo porta all’eliminazione di attività rischiose come il calcolo del dosaggio e la preparazione e la gestione delle sacche e vengono inoltre a mancare i possibili effetti avversi da infusione come le occlusioni dell’accesso venoso e le infezioni del sito di accesso”.

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