Cultura

La battaglia di Mario Cottarelli contro le parolacce nel suo primo libro

Parliamo di parolacce senza dire parolacce. E’ questo il titolo del primo libro di Mario Cottarelli, cremonese classe 1956 e fratello di Carlo, già Commissario per la Spending Review e più recentemente Presidente del Consiglio incaricato. Mario ha vissuto una vita dalle mille sfaccettature: laureato in Scienze Biologiche, impiegato presso il giornale ‘La Provincia’, pluristrumentista e compositore di livello. Ora questo libro, in cui turpiloquio e sesso vanno a braccetto, in un circolo vizioso che attanaglia e in cui combattere le parolacce potrebbe “addirittura rivelarsi avanguardistico”. Argomento d’attualità e che presenta la novità di alcune idee che si “contrappongono alla posizione giustificatoria del fenomeno di gran parte degli studiosi, che tendono a dare importanza al fattore ‘sfogo’ del parlare ‘sporco’ non tenendo sufficientemente conto degli effetti collaterali che esso può determinare”. Non un libro perbenistico, dunque, ma ambizioso, tanto da mettersi a confronto con gli psicologi, rei, secondo l’autore, di sottovalutare il problema del turpiloquio. Imparare a conoscere il sesso attraverso una terminologia inappropriata è, sempre secondo Cottarelli, uno dei fattori che nel corso della crescita causano ansietà, perversioni, manie, sensi di colpa: in sostanza ci fanno vivere in modo nevrotico la sessualità. L’autore vorrebbe un mondo “in cui ogni cosa sia chiamata col suo nome anziché con nomignoli dispregiativi o allusivi (come avviene per il sesso) è auspicabile se vogliamo recuperare il giusto rapporto con la sessualità, rapporto rovinato per secoli da una cultura repressiva e al tempo stesso generatrice di vocaboli fuorvianti che non attribuiscono al mondo dell’eros la sua vera dimensione”. Nel libro viene tra l’altro proposto anche un modo di classificare i termini licenziosi in base al loro grado di svalorizzazione di ciò a cui si riferiscono.

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