Violenza privata contro un giornalista: per sei del Kavarna chiuse le indagini
Avrebbero costretto un giornalista cremonese a cancellare il video appena girato con il suo telefonino al centro sociale Kavarna, immagini che ritraevano il quartiere Cascinetto e le vie vicine. Video che il giornalista avrebbe dovuto utilizzare per realizzare un articolo. In più gli avrebbero impedito di allontanarsi, circondandolo e bloccando le vie di fuga. Per sei anarchici del centro sociale Kavarna, la procura di Cremona, nella persona del pm Lisa Saccaro, ha chiuso le indagini con le ipotesi di reato di violenza privata e anche di rifiuto di fornire le proprie generalità, in quanto il gruppo si sarebbe rifiutato di farsi identificare dalla polizia, arrivata sul posto dopo la chiamata della persona che il giornalista stava intervistando per via del baccano notturno. L’episodio risale allo scorso 11 giugno, quando erano appena scoppiate le proteste dei residenti del quartiere Cascinetto relativamente alla presenza ‘molesta’ degli appartenenti del centro sociale e alla rumorosissima festa organizzata da questi ultimi nei giorni precedenti. Un’accesa discussione poi affrontata anche nelle sedi della Prefettura e della Questura e in un consiglio comunale blindato alla presenza di carabinieri, polizia di Stato e polizia municipale. Tra i sei indagati figura anche il 28enne cremonese condannato sia in primo grado che in appello per aver lanciato letame al ristorante ‘Il Violino’ e per aver preso a calci a pugni il titolare che lo aveva inseguito. Ora, una volta ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini, tutti gli indagati potranno presentare memorie, produrre documenti e chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio. Dopodiché per loro potrebbe profilarsi la richiesta di rinvio a giudizio, un atto che presuppone l’esistenza di elementi per sostenere un’accusa in giudizio nei confronti degli stessi indagati.
Sara Pizzorni