Cronaca

Violenza in carcere: detenuto straniero aggredisce agente Sappe: 'Personale allo stremo'

Sangue e violenza, sabato sera, nel carcere di Cremona per la folle intemperanza di un detenuto straniero che  ha pure ferito un agente di polizia penitenziaria di servizio. A dare la notizia è Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe. “Sabato sera un detenuto nordafricano che si trovava in infermeria ha dato improvvisamente e senza alcuna ragione un pugno in testa al poliziotto di sezione. Ormai è un bollettino di guerra e le vittime sono sempre le stesse: le donne e gli uomini in divisa. Occorrono interventi immediati e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto del quale beneficiava il detenuto che ha aggredito il nostro collega. Il Sappe Lombardia, a tutela dei colleghi vittime di tale gestione scellerata ed irresponsabile, sta valutando di predisporre una azione legale per mettere alla luce i vari livelli di responsabilità e il dovuto risarcimento agli agenti. Il personale è allo stremo e le aggressioni non sembrano rallentare”.

E non è tutto: venerdì 22 giugno, come raccontato in una nota da Sergio Gervasi, segretario territoriale della Uilpa polizia penitenziaria, “si sono verificati attimi di follia e cenni di sommossa: alcuni detenuti si sono resi responsabili di un’accesa protesta fatta di minacce e insulti nei confronti del personale di polizia penitenziaria. Tutto è partito dall’iniziativa di un solo soggetto che, alla comunicazione di dover cambiare camera, si è letteralmente scagliato contro un ispettore e un assistente capo. Il soggetto ha cominciato a distruggere tutto ciò che gli si presentava davanti, ha più volte cercato lo scontro con il personale, arrivando anche a minacciare di morte con oggetti atti ad offendere. Successivamente, giunto nella sezione di nuova destinazione, è riuscito ad aizzare tutti gli altri, mettendo in atto una vera e propria protesta, terminata con il lancio del vitto contro il personale di polizia”.

“Ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, ha aggiunto Donato Capece, segretario generale Sappe. “Altro che carcere umano e più sicuro, come prometteva il ministro della Giustizia Orlando: le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna e a danno delle donne e degli uomini della penitenziaria. Non ci si ostini dunque a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: gli agenti devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno”.

Capece, che ha espresso solidarietà al poliziotto ferito a Cremona, ha detto ancora: “Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli istituti penitenziari del paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Sono oggettivi i numeri riferiti alle colluttazioni ed ai ferimenti nelle carceri italiane riferiti all’anno 2017: le colluttazioni sono state 7.446 e i ferimenti 1.175. Ossia, statisticamente 20 colluttazioni e 3 ferimenti al giorno! Non fanno statistica ma sono reali le aggressioni verbali di quei detenuti che inveiscono, offendono e poi scagliano contro i poliziotti penitenziari le proprie feci, l’urina o la candeggina…

E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la polizia penitenziaria ed i suoi appartenenti strumenti come quelli in uso a polizia di Stato e carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino? Evidentemente le priorità erano e sono altre: come, ad esempio, consentire l’uso della sigaretta elettronica nelle celle o prevedere le “doccette” nei cortili per dare refrigerio ai detenuti durante i mesi estivi (dimenticandosi per altro, sistematicamente, l’adozione concreta di provvedimenti per il benessere del personale di polizia penitenziaria, specie di quello che vive nelle caserme…)”.

Sugli episodi accaduti nel carcere di Cremona è intervenuto anche Gian Luigi Madonia, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria Lombardia: “Non basta la nostra preoccupazione e la vicinanza per il personale di polizia coinvolto o vittima di aggressione. Quello che serve è una seria e concreta presa di posizione dell’amministrazione, a tutti i livelli, in quanto Cremona è ormai diventato un vero e proprio contenitore dei soggetti problematici e/o psichiatrici. Soggetti che hanno l’indole di destabilizzare la vigilanza e compromettere la sicurezza. Episodi come questi devono necessariamente far riflettere sulla situazione dell’istituto, perché per gestire determinati soggetti occorrono spazi e strumenti adeguati. Basti pensare che anche lo stesso regime di isolamento, nei casi disciplinari, difficilmente viene applicato per inadeguatezza dei locali. Noi riteniamo che quando gli istituti non sono strutturalmente idonei, i regimi di regimi di sorveglianza dovrebbero essere rivisti. Su Cremona, poi, pesa anche un’altissima percentuale di detenuti stranieri e extracomunitari. Soggetti a cui, come noto, almeno per la maggior parte, non importa di rispettare le regole o di dedicarsi a percorsi di reinserimento, che pure devono essere garantiti”.

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