Cronaca

Centri per l'impiego, 'Regione Lombardia non rispetta le leggi nazionali'

Preoccupazione tra i dipendenti del Settore lavoro e formazione della Provincia di Cremona, che ieri si sono riuniti in assemblea ed hanno approvato, con 35 voti su 36 (1 astenuto) una mozione che chiede chiarezza sull’inquadramento giuridico, in relazione ad un recente disegno di legge regionale, approvato a fine maggio, che contraddice quanto stabilito dalla norma nazionale facente parte del jobs act circa l’attribuzione delle funzioni e dei compiti amministrativi in materia di politiche attive del lavoro alle Regioni.
La legge 205 del 2017 (legge di stabilità),  prevede che “allo scopo di completare la transizione in capo alle Regioni delle competenze gestionali in materia di politiche attive del lavoro esercitate attraverso i Centri per l’impiego (…) nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni, il personale delle Città metropolitane e delle Province, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, in servizio presso i Centri per l’impiego e già collocato in soprannumero è trasferito alle dipendenze della relativa Regione o  dell’agenzia o ente regionale costituito per la gestione dei Servizi per l’impiego….”
Il comma 798 stabilisce inoltre che “le Regioni provvedono agli adempimenti strumentali conseguenti al trasferimento del personale e alla successione nei contratti entro la data del 30 giugno 2018”.  Si prevede inoltre che “al personale con rapporto di lavoro subordinato trasferito si applica il trattamento giuridico ed economico, compreso quello accessorio, previsto per il personale delle Amministrazioni di destinazione, con conseguente adeguamento dei fondi destinato al trattamento economico accessorio del personale …”.
Il disegno di legge regionale approvato a fine maggio prevede invece che “il personale dei Centri per l’impiego resta inquadrato nei ruoli delle Province e di Città metropolitana”.
“Premesso – si legge nella mozione – che tutto il personale che si occupa di politiche attive del lavoro è stato messo negli elenchi dei sovrannumerari, si evidenzia che tale previsione è in netto contrasto con quanto stabilito dalla legge nazionale e si configura come un atto illegittimo che arreca, a tali dipendenti, un grave danno contrattuale ed economico oltre che un inquadramento giuridico indeterminato. Infatti non è un trasferimento di personale con funzioni (e relativo finanziamento) ma una presa d’atto che rimane nei ruoli provinciali – dove non c’è più – perché messo nei sovrannumerari prima e nei ruoli regionali successivamente con due leggi statali.
“Evidenziamo, inoltre, che con le previsioni di tale Pdl si determina un indebolimento del servizio pubblico, infatti il trasferimento alle Province non delle funzioni ma solo di procedimenti, toglierebbe a tali enti la possibilità di programmare ed effettuare delle reali politiche attive del lavoro. inoltre l’impossibilità (di fatto) di fare assunzioni, da parte delle Province, determinerebbe una riduzione del ruolo pubblico finora avuto per realizzare tali politiche, ruolo che, è opportuno ricordare, la legge statale ritiene fondamentale”.

Pare che la Regione Lombardia sia l’unica ad aver preso questo tipo di decisione; molte altre, come la vicina Emilia Romagna, hanno da tempo inglobato questo settore.  I lavoratori cremonesi chiedono che “Regione Lombardia che si assuma le proprie responsabilità nella corretta gestione del personale e dei servizi relativi alle politiche attive del lavoro nel rispetto delle norme nazionali e permettere uno sviluppo dei servizi che quotidianamente sono erogati alla popolazione.
Danno mandato inoltre alle organizzazioni sindacali, di avviare ulteriori procedure per azioni sindacali che palesino agli amministratori regionali ed all’utenza lo stato di disagio dei dipendenti”.

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