Cronaca

La ricerca che dà speranza ai malati di cancro E' la giornata di MedeA

foto Sessa

Importanza della ricerca per favorire i processi di guarigione e il benessere dei malati di cancro: su questo si è soffermato questa mattina il professor Rodolfo Passalacqua, primario e ‘anima’ dell’unità operativa di Oncologia dell’ospedale, presentando la quindicesima edizione della Camminata di MedeA in onore dei malati oncologici e dei loro famigliari. Sul palco di piazza del Comune, lo hanno preceduto i tanti amici dell’associazione di volontariato grazie alla quale negli anni si è potuta sviluppare tutta una serie di attività funzionali alla ricerca medica e al benessere dei pazienti: dal finanziamento delle borse di studio per i ricercatori che lavorano dell’area di ricerca clinica, all’allestimento di alloggi per i familiari di pazienti che arrivano da fuori città, fino alle attività ancora in fieri come il giardino terapeutico attorno a casa MedeA in via Cà del Ferro, alla palestra di fisioterapia annessa al reparto oncologico, per concludere con l’ultimissimo dei progetti, ‘Qua la zampa’ che consiste nella possibilità per i pazienti ricoverati di trascorrere del tempo con il proprio cane, una pratica che consente di raggiungere un benessere emotivo importante ai fini dell’efficacia della terapia.
Diverse centinaia le persone che si sono registrate al gazebo allestito in piazza, a cui hanno collaborato non solo i volontari dell’associazione, ma anche medici ed infermieri. Una piazza vivacizzata dai cestisti della Sansebasket, che come sempre hanno aperto il corteo partito poi alle 11,30 verso Casa MedeA; e poi dall’esibizione del gruppo di Protezione civile cinofila del comandante Taietti, dai podisti e ciclisti di ASD Marathon Cremona, 3C Compagnia Corridori Cremonesi, U.S. Esperia e Associazione Ciclisti Cremonesi, arrivati in piazza dopo una corsa non competitiva. Rinfresco garantito dalla coop NonsoloNoi e accompagnamento musicale della banda.

Passalacqua ha posto in particolare rilievo l’importanza per i pazienti di entrare a far parte di un’area di ricerca per poter accedere a terapie super – controllate e all’avanguardia internazionale. Sono poi stati gli stessi giovani ricercatori attualmente arruolati in reparto a spiegare il loro lavoro, preziosissimo, ma assolutamente precario e sorretto dai fondi raccolti grazie al volontariato. Sei tra medici e biologi attualmente in servizio: tra loro, Michele Ghidini ha parlato brevemente del campo di ricerca che lo vede impegnato, condotto insieme ad un centro londinese, incentrato sulla ‘biopsia liquida’, che attraverso l’esame del sangue e delle urine dei pazienti dà indicazioni sulle risposte dell’organismo alle terapie. “Partiamo dalla raccolta del materiale, per proseguire con la processazione ed arrivare alle analisi genetiche”, ha spiegato, “processi abbastanza lunghi e costosi che richiedono la compresenza di biologi e genetisti, che consentono di offrire cure molto più personalizzate”; mentre la collega Margherita Ratti, dell’università di Parma, che si occupa dei tumori dello stomaco,ha sottolineato quanto sia importante il sostegno della comunità per il lavoro dei ricercatori. g.biagi

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