Cronaca

Trafficanti di esseri umani: condannati i nove imputati Undici anni la pena più alta

L’avvocato Beber

Dopo otto ore di camera di consiglio, i giudici della corte d’assise a Milano hanno pronunciato sentenza sulla maxi indagine della squadra mobile di Cremona che nel gennaio del 2017 aveva sgominato  un’associazione per delinquere transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina operante sul territorio nazionale, con contatti diretti con soggetti esteri, trafficanti e scafisti, in particolare in nord Africa e in tutta Europa. Un gruppo dedito all’organizzazione, mediante l’ausilio di “passeur”, di viaggi di immigrati (clandestini o rifugiati), i quali, dopo aver attraversato il mar Mediterraneo ed essere giunti in Italia, previo pagamento di somme di denaro, venivano trasportati dal sud Italia a Milano e poi oltre il confine nazionale, specie lungo la frontiera di Ventimiglia, con destinazione finale il nord Europa.

Nove le persone a processo, tutte condannate. Ad uno dei cosiddetti ‘reclutatori’, Kamel Chaabani, 48 anni, tunisino, assistito dall’avvocato di Cremona Guido Priori, sono stati inflitti sette anni e sei mesi rispetto agli otto anni chiesti dal pm. Per il connazionale Ben Abid Samir, 39 anni, difeso dall’avvocato di Cremona Consuelo Beber, è caduta l’accusa di associazione a delinquere: per lui, considerato uno degli ‘autisti’, cinque anni e sei mesi rispetto ai sette anni e sei mesi chiesti dal pm. Il 39enne è ancora in carcere, mentre Chaabani è ai domiciliari. Entrambi sono regolari in Italia. I loro legali hanno già annunciato che ricorreranno in appello.

Per gli altri imputati, la pena più alta è stata di undici anni rispetto ai quattordici chiesti dal pm, mentre quella più bassa di quattro anni e sei mesi. Alla lettura della sentenza, l’imputato condannato a undici anni ha accusato un malore. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni.

Le indagini, durate due anni, culminate in 34 arresti, avevano consentito di individuare un’ampia e ramificata associazione per delinquere finalizzata al trasporto, a fronte di pagamenti di somme di denaro, di cittadini extracomunitari provenienti dalla Siria, dall’Egitto, dall’Eritrea e dal Sudan, con base nella città di Milano e operante per lo più nelle città di Ventimiglia e Nizza.

L’avvocato Priori

L’organizzazione criminale, con una precisa divisione dei ruoli, era composta da cittadini egiziani e maghrebini, afghani, sudanesi, albanesi, molti dei quali in possesso di un regolare permesso di soggiorno, ed in misura minore da cittadini romeni e italiani. Al vertice c’erano dei cittadini egiziani che gestivano, sia mediante una fitta rete di contatti diretti con trafficanti che con la complicità di un altro appartenente al gruppo residente a Catania, il traffico di clandestini provenienti dalla Siria e diretti nel nord-Europa.

Grazie a questi contatti con gli scafisti, i membri dell’organizzazione riuscivano a sapere degli sbarchi che sarebbero avvenuti sulle coste siciliane o pugliesi, dopodiché indirizzavano i profughi verso la città di Milano; città che i profughi raggiungevano mediante pullman, treni o nell’ambito dei trasporti organizzati per la loro collocazione presso le strutture d’accoglienza. Una volta arrivati a Milano gli stranieri venivano agganciati presso la stazione Centrale e nelle vicinanze delle strutture d’accoglienza per organizzare i viaggi finalizzati all’attraversamento della frontiera italiana per raggiungere le mete europee.

In alcuni casi le persone giunte in Italia clandestinamente contattavano direttamente i membri dell’organizzazione per ricevere istruzioni su come muoversi e cosa fare. Una volta terminate le trattative, le persone venivano accompagnate verso la frontiera di Ventimiglia dove venivano raggruppate e nascoste in attesa della predisposizione dei mezzi di trasporto necessari all’attraversamento della frontiera. I viaggi avvenivano quasi sempre di notte tramite una vasta rete di “passeur”, con auto, furgoni, camion all’interno dei quali venivano stipati come merce da trasporto all’interno di casse di legno o di bagagliai di autovetture, o in quantità impressionanti, decine di persone, anche minorenni, stipate in piccoli furgoni. Al termine dell’indagine erano stati ricostruiti 62 viaggi a fronte di un numero assai più numeroso di trasporti, cosa che aveva permesso l’ingresso illegale in altri paesi europei di centinaia di individui.

Sara Pizzorni

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