Targa manzoniana in via Mantova in cotto o marmo? La Toponomastica non decide
E’ tornata a riunirsi oggi pomeriggio la commissione comunale toponomastica, senza novità di rilievo rispetto a quanto discusso nella precedente seduta di novembre. Dunque, nessuna decisione in merito alla rimozione dell’intitolazione a Luigi Cadorna dell’omonima piazza per farla tornare semplicemente Porta Po, né alla proposta del consigliere Luca Burgazzi di intitolare a Romolo Crotti un’area verde al Boschetto. Nessuna novità anche in merito all’argomento di cui si discute da un anno, quello dell’apposizione di una targa sull’edificio di via Mantova, angolo Cappuccini, sorto dove un tempo si trovava il convento che, secondo la ricostruzione del Gruppo studi manzoniani, ospitò Lodovico Picenardi, il fra Cristoforo dei Promessi Sposi. La commissione di oggi non ha preso ulteriori decisioni rispetto a quanto emerso nell’ultima riunione di novembre 2017, dove si erano registrate divergenze tra le richieste del gruppo storico, coordinato da Lucia Maramotti Politi, e la posizione della Toponomastica, che attraverso il suo componente Angelo Garioni, aveva formulato delle osservazioni.
Il gruppo storico aveva proposto una targa in terracotta riproducente una stampa del 1647/48 di Cremona nel Seicento, nella quale si evidenziava la collocazione esterna del convento rispetto alla cinta muraria. Il Laboratorio del Cotto ne aveva definito fattibile la realizzazione; la controproposta della Toponomastica era stata di una targa in marmo, come quelle che già esistono in altri luoghi storici come cortile Federico II e di dimensioni più ridotte rispetto a quelle proposte, 110 – 120 cm X 80. Il tutto per “rendere il progetto più funzionale e ridurne i costi di realizzazione e di prevedere eventualmente, oltre alla targa, un cartello stradale, ad esempio turistico, per ulteriori specificazioni”. La targa doveva essere apposta in corrispondenza del lato ovest. Il manufatto dovrà comunque essere realizzato con la necessaria collaborazione della proprietà dell’edificio, nel frattempo terminato.
Il Gruppo manzoniano aveva invece in mente un’opera di maggiore impatto visivo, in un materiale, come il cotto, che appartiene alla tradizione storico culturale di Cremona oltre che alla storia economica della città. Accanto alla riproduzione della Cremona secentesca, si sarebbe dovuto apporre il passo manzoniano del capitolo dei Promessi Sposi dove si introduce la figura di Frà Cristoforo: una compresenza di immagine e testo ritenuta necessaria per dare congrua spiegazione dei fatti narrati dall’autore e di come questi trovino corrispondenza nel quadro dell’epoca. g.biagi