In casa una vera fumeria Segnalate alla Prefettura decine di giovani assuntori
L’indagine che ha portato all'arresto di un 17enne cremonese ha contribuito a mettere in luce, in modo preoccupante, quanto sia diffuso nel mondo della scuola l’uso delle droghe e la ricerca dello sballo. Un uso diventato trasversale sotto ogni aspetto, senza differenze tra giovani provenienti da ceti sociali o situazioni famigliari diverse.
Si intitolava ‘Risky business’ il film commedia statunitense del 1983, con Tom Cruise nei panni di un 17enne che trovandosi ad avere la casa vuota per l’assenza dei genitori, ne approfittava per avviarvi una redditizia attività illecita. La storia romanzata rispecchia per molti aspetti la situazione in cui spesso si è venuto a trovare il 17enne cremonese arrestato dai carabinieri dopo una lunga indagine che ha messo in luce un vasto giro e di spaccio e consumo di droga tra giovanissimi (Gestiva lo spaccio nelle scuole cremonesi: arrestato 17enne della ‘Cremona bene’) situazione peraltro sottolineata dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Brescia, per negare la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.
Dal materiale sequestrato dai Carabinieri della compagnia di Cremona, al comando del maggiore Rocco Papaleo, ed in particolare dalle foto fatte circolare nella chat attivata per tenere i contatti coi ‘clienti’, è stato accertato come la casa, per il 17enne e per una cerchia di una decina amici più stretti, fosse quasi diventata una “fumeria”. Decine gli scatti ove i giovani nelle pose più bizzarre si sono fatti riprendere mentre fumavano anche più spinelli per volta, in qualche caso accendendone anche 5 o 6 a base di marijuana o hashish contemporaneamente.
Il GIP, per questo motivo, non ha ritenuta idonea l’eventuale applicazione della misura cautelare della permanenza in casa, meno coercitiva di quella in comunità, anche in considerazione di quanto detto e per il fatto che è stato accertato che in assenza dei genitori, negli orari pomeridiani (entrambi impegnati come liberi professionisti), l’abitazione comunque era diventata un luogo dove l’indagato era solito condurre l’attività delittuosa e che quindi avrebbe potuto reiterare. Il GIP inoltre ha considerato la condizione dei genitori che per un tempo assai considerevole sono rimasti all’oscuro dell’attività illecita del figlio. Inoltre la gravità dei comportamenti del 17enne, il numero degli episodi contestati, il numero dei clienti, l’abilità dimostrate hanno indotto a ritenere che l’indagato doveva intraprendere un percorso educativo, psicologico e di rielaborazione necessariamente possibile solo in ambito comunitario.
Una tale misura coercitiva nei confronti del 17enne tiene conto, oltre che dell’aggravante dell’ambito scolastico e presso luoghi di aggregazione, anche degli atteggiamenti di prevaricazione tenuti dal ragazzo dopo che i Carabinieri lo avevano perquisito a scuola nello scorso mese di marzo, trovandolo in possesso di 2000 euro in contanti. Preoccupato di essere finito sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, lo studente metteva in atto vere e proprie azioni di bullismo nei confronti dei ragazzi che si rifornivano da lui, alludendo a possibili ritorsioni, in particolare nei confronti di una ragazza che, avendolo frequentato sentimentalmente, era a conoscenza di molti dettagli della sua attività illecita.
L’indagine ha contribuito a mettere in luce, in modo preoccupante, quanto sia diffuso nel mondo della scuola l’uso delle droghe e la ricerca dello “sballo” da parte dei giovani. Un uso diventato trasversale sotto ogni aspetto, senza differenze tra giovani provenienti da ceti sociali o situazioni famigliari diverse. E’ chiaro che l’uso delle sostanze stupefacenti non è più limitato a quei singoli casi ove ci sono situazioni di palese disagio famigliare ed economico, anzi la situazione del 17enne e delle maggioranza dei suoi amici coinvolti ha dimostrato il contrario. La maggioranza dei consumatori/clienti del 17enne, sono risultati ragazzi provenienti da contesti famigliari “normali” se non benestanti.
I Carabinieri, nel corso degli accertamenti si sono limitati ad interrogare e a documentare le dichiarazioni solamente di un campione di giovani, coloro per cui erano stati raccolti gli indizi più “pregnanti”, come scatti effettuati in momenti di uso di droghe, rinvenimento di messaggi palesemente riconducibili a trattative per acquisti di sostanze stupefacenti, avvistamenti avvenuti nel corso di appostamenti effettuati dai militari, ma sicuramente il numero dei clienti e degli assuntori di sostanze stupefacenti, coinvolti ed emersi è molto più vasto. La vastità del problema è stata compresa anche dalle scuole, con i dirigenti e gli insegnanti che hanno fornito un determinante ed osmotico aiuto ai militari della Compagnia di Cremona, in particolare con segnalazioni e fornendo informazioni provenienti dall’interno dei rispettivi istituti scolastici, altrimenti difficilmente reperibili. g.b.