Cronaca

Centri massaggi cinesi: dopo il blitz revocate tutte le licenze

Revocate tutte le licenze dei centi massaggi cinesi di Cremona: questa la prima grande conseguenza del maxi blitz che la Questura di Cremona ha messo in campo nella notte dello scorso 13 aprile, facendo irruzione in tutti i nove centri di questo tipo situati in città, coadiuvata dalla Polizia Locale e da tecnici dell’Ats Valpadana. In seguito alle ulteriori verifiche effettuate dopo il blitz, sono emerse circostanze che hanno portato alla revoca delle licenze. Ma le conseguenze non si fermano qui. Sono numerosi infatti gli abusi riscontrati: omessa documentazione e manutenzione impianti termici, abusi edilizi, esercizio abusivo di attività di estetista, infrazioni alla normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (ossia, mancanza del documento valutazione rischi, del medico competente, della formazione dei lavoratori, degli incaricati per le misure antincendio, mancanza di presidi di pronto soccorso, mancata conformità impianti elettrici), problematiche di tipo igienico sanitario.

Complessivamente le contravvenzioni elevate nei confronti dei titolari dei centri massaggi, ammontano a 200.000 euro circa. Tra l’altro un centro massaggi, nonostante la mancanza di titolo e in barba alle prescrizioni imposte, nelle ore serali dei giorni successivi al blitz aveva subito ripristinato l’attività. Questo ha richiesto un nuovo intervento da parte degli agenti, che lo hanno di nuovo fatto chiudere: egli dovrà rispondere anche di questa nuova infrazione.

Agli operatori che erano intervenuti sul posto durante il blitz, si era presentato uno spettacolo inquietante, per le condizioni igieniche rilevate e per i frigoriferi colmi all’inverosimile di prodotti alimentari scaduti o marci. Le infrazioni rilevate riguardavano situazioni igieniche gravemente compromesse, gravi e plurime violazioni della normativa in tema di tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, carenze impiantistiche, nonché presenze di cibo che facevano presumere l’utilizzo delle strutture anche come abitazione impropria per le ragazze che vi lavoravano.

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