Cronaca

Telelavoro pubblico impiego, la Provincia ci crede: quattro posti attivi e altri allo studio

Il dirigente Placchi, il presidente Viola e il segretario Nanni

L’amministrazione provinciale aggiorna il proprio Piano interno per il telelavoro, strumento di flessibilità previsto dalla normativa sulle pubbliche amministrazioni, introdotto fin dall’inizio degli Duemila, anche se con molte difficoltà nell’ambito del pubblico impiego. Ora se ne torna a parlare, con una delibera del presidente Viola che prende spunto da una legge nazionale del 2015 nella quale si invitano le pubbliche amministrazioni  “a mettere in atto misure organizzative volte a fissare obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro e per la sperimentazione, anche al fine di tutelare le cure parentali, di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa che permettano, entro tre anni, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi di tali modalità, garantendo che i dipendenti che se ne avvalgono non subiscano penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera”.

Nasce così l’aggiornamento del Piano, che prevede un incremento delle posizioni ‘telelavorabili’, attualmente quattro. La prima ad essere attuata fu nel 2004, nel settore agricoltura caccia e pesca: a richiederla ed ottenerla era stato il dipendente che si occupava dell’istruttoria per l’assegnazione dei finanziamenti comunitari. Il percorso si è poi interrotto nel 2016, per il trasferimento della persona interessata. Tra 2007 e 2010 vengono attivate altre postazioni, che giungono al termine sempre nel 2015 – 2016, o per trasferimento o per fine della sperimentazione. Nel 2011 inizia una delle quattro postazioni tuttora attive: si tratta di un addetto della segreteria generale che si occupa tra l’altro di controllo successivo degli atti. Segue nel 2016 una sperimentazione  presso il settore Ambiente e Territorio, conclusa dopo 6 mesi, mentre è nel 2017 che prendono avvio le tre nuove attività lavorative ‘a distanza’: una presso il settore Sistemi informativi e politiche europee, per lo sviluppo di applicativi informatici a supporto degli uffici provinciali; una seconda presso le  Infrastrutture stradali, in materia di autorizzazioni mezzi pubblicitari e trasporti eccezionali; la terza presso la Polizia locale, in materia di gestione informatizzata dati sanzioni Codice della Strada.

La Provincia, che negli ultimi anni ha vissuto più di un trasformazione  rischiando di scomparire, ma che la bocciatura del referendum costituzionale ha reso nuovamente vitale, intende oltre che confermare le quattro posizioni essere, anche “affrontare il presente tema in termini più ampi e secondo lo spirito espresso dal Parlamento europeo, che, in una recente risoluzione (13 settembre 2016), stabilisce che «la conciliazione tra vita professionale, privata e familiare deve essere garantita quale diritto fondamentale di tutti, con misure che siano disponibili a ogni individuo, non solo alle giovani madri, ai padri o a chi fornisce assistenza».

E’ in corso pertanto un monitoraggio sulle attività dei vari settori rimasti in capo all’ente di corso Vittorio Emanuele, che oggi conta circa 200 dipendenti, per «evidenziare ulteriori attività telelavorabili in quanto caratterizzate da processi standard ovvero fasi standard dei processi con possibilità di lavorare a distanza senza impatto sulla qualità del servizio reso».

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