Lettere

Una riflessione
sulla vicenda
di Alfie Evans

da Cristiano Guarneri - presidente dell'associazione onlus Il Cireneo

Gentile Direttore,

c’è un aspetto che non si è colto – o forse mi è sfuggito – nel dibattito che la vicenda di Alfie Evans ha suscitato. E’ quello dell’esperienza. Cioè di qualcosa che esiste, che fa il suo corso e lo fa da sempre. Vivono attorno a noi decine, centinaia di Alfie Evans. Vivono, non sopravvivono. Grazie a cure mediche appropriate, all’amore che li circonda e, talvolta, a qualcosa di non misurabile e misterioso che definisco miracolo. Bisognerebbe, allora, avere la pazienza – e l’umiltà – di osservare.

Di tornare a vedere che cosa l’esperienza ci racconta, ogni giorno, su bambini così malati. Se in punta di piedi entrassimo, non visti, nelle loro case, noteremmo che insieme alla fatica, al dolore e all’impotenza di guarire, c’è qualcosa in loro che non muore mai e che si chiama desiderio. E dove esiste il desiderio, esiste la vita. Questi bambini desiderano l’amore di chi hanno intorno. Sanno fare solo questo. Ma questo è tutto. Amare e lasciarsi amare: ogni uomo è fatto di questa essenza. C’è un posto, qui nella nostra Cremona, che ospita alcuni bambini con gravi e gravissime disabilità.

E’ sorto nel 2012 e si chiama “Casa d’oro”. Lo hanno voluto alcune famiglie non come parcheggio per i loro figli, ma come luogo che potesse ‘tirar fuori’, ancor di più, questa voglia di vivere. E succede davvero così. Visitate questo luogo. Se potete, entrate nelle case di chi custodisce questi esseri preziosi. Per sapere la verità su Alfie non è necessaria una particolare intelligenza. La verità, diceva un prete, è come trovare una bella cosa sulla propria strada: la si vede e la si riconosce solo se si è attenti.

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