Furti al Foppone: nove mesi alla dipendente infedele immortalata dalla telecamera
E’ stata condannata per furto dal giudice Giulia Masci, Lucretia, 49 anni, romena, ex dipendente dell’osteria ‘Il Foppone’, accusata di aver rubato alimenti dal locale. Per lei, 9 mesi di reclusione e 300 euro di multa, pena sospesa. Un mese in più di quanto richiesto dal pm, che aveva chiesto di condannare l’imputata a 8 mesi e 150 euro di multa. Per il titolare, parte civile attraverso l’avvocato Massimiliano Cortellazzi, è stato disposto il risarcimento da liquidarsi in un separato giudizio civile.
I frequenti furti di alimenti dalla dispensa sarebbero stati messi a segno dal primo novembre del 2012 al 28 febbraio del 2013. La ladra, dipendente dal 2009, era stata scoperta grazie alle immagini di una telecamera piazzata nel magazzino proprio dal titolare, che non riusciva a capacitarsi dell’incongruenza tra il numero di pranzi serviti e le giacenze del magazzino. Insospettito, e a quel punto convinto che qualcuno si intrufolasse nella dispensa per sottrarre gli alimenti, aveva escogitato un piano: installare nel locale una telecamera con sensore di movimento: ad ogni accesso si attivava e registrava. Erano i primi di novembre del 2009. Grazie allo stratagemma della telecamera, il titolare aveva scoperto l’identità del ladro, o meglio della ladra: la sua dipendente Lucretia. L’occhio elettronico l’aveva registrata mentre ogni giorno, e a volte anche in più momenti della giornata, infilava la merce nella borsa.
Nelle sue conclusioni, l’avvocato Cortellazzi, che ha chiesto 25.000 euro di risarcimento, ha rimarcato la “gravità dei fatti”, proprio perché accaduti sul posto di lavoro e perché la donna ha approfittato della fiducia del suo datore di lavoro, derubandolo, con cadenza giornaliera e anche in più occasioni nella stessa giornata, di bottiglie di grappa, confezioni di farina, olio di oliva, noci e quant’altro. “Legittimo”, poi, per il legale, come stabilito anche da una sentenza della Cassazione, il fatto di posizionare una telecamera “a guardia del patrimonio aziendale”.
Nel processo, l’imputata era difesa dall’avvocato Cesare Grazioli che nella sua arringa ha ricordato la testimonianza delle colleghe di Lucretia che in aula avevano dichiarato di aver avuto l’autorizzazione da parte del titolare di poter accedere nella dispensa e di prendere alcune cose che potevano servire per evitare di fare la spesa, segnalando poi in una lista cosa si prendeva e saldarlo in un altro momento. “Perché poi nei filmati si vede solo la mia cliente?”, si è chiesto il difensore. “Perché evidentemente si voleva far credere qualcosa che nella realtà dei fatti non è avvenuta. L’obiettivo era quello di colpire unicamente questa dipendente”. L’avvocato ha chiesto l’assoluzione. “La mia cliente, che ha perso il lavoro per questa vicenda, ha già pagato abbastanza”.
Il giudice non è stato dello stesso avviso. La motivazione della sentenza di condanna sarà depositata entro 90 giorni.
Sara Pizzorni