Tolleranza zero solo per i ciclisti?
Da anni parliamo sulle pagine dei giornali, di ciclisti indisciplinati, dei mille reati quotidiani che commettono mettendo a serio rischio l’incolumità loro e degli altri cittadini, ed ora giunge la richiesta di una “tolleranza zero” verso quegli utenti che sempre più spesso sono vittime e non colpevoli.
Gli incidenti stradali, in netto aumento nel 2018, sono principalmente causati dall’eccessiva velocità, dall’uso del cellulare al volante e dalla guida in stato di ebbrezza. Ogni anno muoiono oltre 500 pedoni e quasi 300 ciclisti, quasi tutti in ambito urbano e quasi mai per loro “colpa”. Ciò non significa chiedere impunità per i ciclisti ma nemmeno ha senso fare una crociata contro di loro.
Ritengo errato suddividere gli utenti della strada in categorie nette: i pedoni quando salgono sull’auto diventano automobilisti, gli automobilisti quando scendono dall’auto diventano pedoni o ciclisti e, quindi, a infrangere il Codice della Strada sono sempre i cittadini, a prescindere dal mezzo che utilizzano.
Si tende spesso ad avere un’errata percezione dell’entità delle infrazioni e dei conseguenti pericoli: le infrazioni commesse dagli automobilisti in proporzione sono molto più numerose sia rispetto ai ciclisti sia a quelle effettivamente sanzionate e sono di gran lunga più pericolose.
Da una parte, dopo tanti anni di battaglie per ottenere più dignità per la bicicletta, il Governo ha stanziato fondi per la realizzazione di importanti ciclovie nazionali, riconosciuto la rete Bicitalia di FIAB nel DEF del 2017 ed approvato la legge 2-2018 per lo sviluppo della mobilità in bici che obbliga i Comuni a dotarsi di piani urbani, dall’altra sembra crescere da parte di alcune amministrazioni la volontà di frenare questo sviluppo con divieti e campagne punitive. Sia a Bologna che a Ferrara, come in altre città, dopo aver sanzionato qualche ciclista senza campanello o che pedalava sotto i portici, si è deciso un passo indietro e pensare ad altre soluzioni, vuoi per le accorate proteste dei cittadini che di una parte della Giunta stessa.
Se davvero tutti desideriamo un cambio di passo, si deve lavorare sul cambiamento culturale, promuovendo una mobilità diversa con efficaci campagne di comunicazione, parlando con i cittadini per far capire loro i benefici che ne trarrebbero, e, soprattutto, attuando tutte quelle azioni di moderazione della velocità e del traffico, di zone 30 effettive, di un trasporto pubblico efficiente così da rendere poco appetibile l’uso del mezzo privato.
Il ciclista urbano è come l’acqua: segue il percorso più corto e più facile, e dato che la bicicletta è l’unico mezzo di trasporto che crea un beneficio non solo al ciclista ma all’intera comunità, sarebbe meglio lavorare per agevolarlo nei suoi spostamenti e incentivare tutti coloro che possono permetterselo per età, salute e distanze da percorrere.
Se la “tolleranza zero” fosse nei confronti degli automobilisti che parcheggiano sui marciapiedi e sulle piste ciclabili (€ 84 e 2 punti patente), di chi supera i limiti di velocità (da € 40 a € 3.000 e da 3 a 10 punti patente), di chi guida con il cellulare, di chi non dà la precedenza ai pedoni sulle strisce e… dopo un mese registreremmo un notevole incremento di ciclisti perché nessuno avrebbe più la patente.
E’ irritante ed irrispettoso che, ad ogni incidente in cui è coinvolto un ciclista, l’intransigente opinione pubblica attenda quasi con trepidazione di conoscere l’esatta dinamica ed i precisi spostamenti di pedoni e ciclisti per scaricare su di loro tutta la responsabilità (eh, ma con un piede era fuori dalle strisce – eh, lo sapeva che quella rotonda è pericolosa…) e mai nessuno che si interessi della velocità dell’auto o dell’eventuale distrazione commessa dall’automobilista! Sempre e comunque a solidarizzare con il cittadino automobilista, perché al suo posto potevamo esserci noi, e guai a prendersi una responsabilità!
Al posto di un ciclista indisciplinato che si macchia del delitto di procedere contromano o sul marciapiede potrebbe esserci il vostro cane che scappa dal giardino o vostro figlio che attraversa la strada senza prestare la debita attenzione! Tutto il centro città a 30 km/h e spazi condivisi senza preoccuparsi troppo delle piste ciclabili in sede protetta, perché la città è delle persone e tutti i cittadini hanno diritto di godersi lo spazio pubblico in tutta sicurezza.
Condividiamo insieme, quindi, l’idea di una campagna per un risveglio civico a tutto campo. Siamo d’accordo sul fatto che tutti debbano rispettare il codice della strada e che lo debbano fare anche i pedoni ed i ciclisti, a maggior ragione visto che sono quelli che rischiano di più, ma il numero di chi si sposta a piedi ed in bici cresce comunque a prescindere dalle politiche pubbliche, e ciò vuol dire che la città va avanti e non intende fermarsi.