Lettere

Strada sud, Sozzi:
caro Manfredini, la tua
posizione non regge

da Andrea Sozzi, vice presidente consiglio comunale

Gentile direttore,

La lettera del mio amico e collega consigliere Manfredini, che ho trovato per certi versi soprendente, mi spinge a fare un intervento sulla questione referendum Strada Sud. Manfredini parla di rispetto dei regolamenti: ebbene, mi pare corretto ricordare che i cittadini del comitato per il referendum (cittadini, non politici!) hanno rispettato alla lettera il regolamento, le modalità e i tempi da esso previsti. Chi non li ha rispettati, invece, è l’amministrazione, cioè noi politici: abbiamo nominato i garanti in grave ritardo (contro il regolamento) e la macchina amministrativa, Sindaco in testa, non ha mai rispettato i tempi dovuti.

Solo per questo motivo -e nessun altro- i cittadini si sono sentiti dire che i tempi del referendum sono scaduti, secondo quello stesso regolamento di cui l’amministrazione si è bellamente infischiata. Eh no, consigliere Manfredini, questa è una cafonata istituzionale, degna del marchese del Grillo. E non c’entra come la si pensi sulla Strada Sud: qui si tratta del diritto di tutti i cittadini a esprimersi. Su una questione così centrale per Cremona, come la Strada Sud, mi piacerebbe sapere come la pensano i cremonesi, di cui mi fido di più che dei loro amministratori: fu infatti il centro-sinistra a inserire nel pgt la Strada Sud, e alcuni politici, oggi ferventi oppositori, allora votarono a favore. Hanno cambiato idea, dicono, come se fosse un secolo fa. Legittimo, per carità, ma poiché non abbiamo sicurezza che non cambieranno di nuovo idea domani, preferirei sapere direttamente cosa ne pensa la gente. Ascoltare l’opinione dei cittadini, se raccolgono le firme per un referendum, fa parte dei doveri e della prudenza di un governo. Un’ultima questione, eminentemente politica: Manfredini sa bene che sarebbe stato possibile indire un referendum assai poco costoso in concomitanza con le consultazioni del 4 marzo: bastava che il consiglio comunale recepisse le istanze presentate dal nostro gruppo consiliare per una modifica al regolamento, che lo adeguasse alla normativa nazionale. Ma la maggioranza ha silurato sia la richiesta di referendum sia la possibile modifica del regolamento. Il fatto che i garanti diano di fatto ragione al comitato per il referendum e all’opposizione, però, non sembra porre alcun dubbio di coscienza politica al consigliere Manfredini, il che è per me davvero sorprendente.

La questione del costo del referendum, 150mila euro, è poi miserevole, se posta da chi ha votato contro la possibilità di risparmiare. Non è poi sulla democrazia che bisogna risparmiare soldi: sarebbe stato meglio farlo sulla variante di via Brescia, genialata della giunta Galimberti, o su qualche inutile consulenza, più che sulla parola dei cittadini. Ci avremmo fatto cinque o sei referendum, con quei soldi. Non regge, consigliere Manfredini: la verità è che la maggioranza ha paura che il referendum si trasformi in un giudizio sull’amministrazione: ha paura di toppare, e, per evitarlo, ha messo in campo tutte le più stantie strategie di palazzo. Un calcolo miope: referendum o no, il giorno del voto arriverà lo stesso.

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