Cronaca

L'attentato a 'La Centrale del Latte'. Coccoli: 'Sapevano del rischio ma non hanno fatto nulla'

Luca Coccoli

La procura di Cremona ha chiuso le indagini riguardanti l’azione di sabotaggio messa in atto nel dicembre del 2016 da un 19enne e da un 22enne che nel febbraio dell’anno successivo erano stati identificati e denunciati dai carabinieri. Sono accusati in concorso di danneggiamento seguito da incendio continuato per i danni arrecati al locale ‘La Centrale del Latte’ di via Nazario Sauro. Oltre ai due ragazzi risulta indagato anche Luca Coccoli, 29 anni, di Cremona, dj ed organizzatore di eventi, che però non ci sta ad essere accusato. “Non c’entro nulla”, ha detto. “Anzi: appena sono venuto a sapere di quello che stava succedendo ho avvertito, tramite un amico, Luciano Zanchi, titolare del locale, e il suo socio Santo Canale, e questo è il ringraziamento”.

Secondo la procura, i due ventenni, entrambi pr in vari locali della città, volevano sabotare l’attività del locale concorrente. Ci avevano provato il 17 dicembre 2016, versando liquido infiammabile nella colonnina dove si trova il contatore elettrico del locale, ma in quell’occasione i titolari se n’erano accorti in tempo. A quel punto i due si erano riorganizzati per un nuovo raid, questa volta più sofisticato per via dell’uso di un congegno temporizzato. Il 22 dicembre del 2016 avevano innescato un ordigno incendiario con un timer collegato ad una miscela di sostanze chimiche che avrebbe determinato l’incendio del contatore elettrico poco prima dell’inizio della serata. Anche in questo caso, però, l’ordigno non aveva funzionato.

Solo il 23 gennaio, e quindi un mese dopo, Luciano Zanchi si era accorto del tentativo di danneggiamento, quando aveva verificato lo stato della cabina elettrica posizionata in via S. Quirico, di fianco all’ingresso principale, trovando al suo interno il materiale dinamitardo parzialmente annerito e due sacchetti di plastica ancora contenenti la miscela esplosiva. A quel punto era scattato l’intervento dei carabinieri e le successive indagini che poi avevano portato all’identificazione dei due soggetti, nelle cui abitazioni gli investigatori avevano trovato materiale informatico ed elettrico idoneo al confezionamento di ordigni, insieme a sostanze utilizzate per la creazione del materiale infiammabile.

Ad avere sospetti sui due ragazzi fin dal primo tentativo di danneggiamento era stato lo stesso Luca Coccoli, che ben conosce il mondo dell’intrattenimento musicale, e ne aveva parlato con un amico che lavorava a ‘La Centrale del Latte’. “Io li conoscevo entrambi”, ha spiegato Coccoli. “In quel periodo erano rimasti esclusi dal locale”. Il 18 dicembre Coccoli si era incontrato con gli altri due indagati a casa del 22enne. Con Coccoli, il 19enne si era vantato di essere l’autore del sabotaggio. “Ho cercato di far capire loro che avevano sbagliato”, ha detto Coccoli. “La reputavo una ragazzata. Ne ho poi parlato con il mio amico che era preoccupato che la cosa potesse ripetersi”. Il 21 dicembre Coccoli era ritornato a casa del 22enne dove aveva trovato anche l’altro ragazzo. I due erano in garage e il 19enne era intento a lavorare con del materiale elettrico. A Coccoli, i due avevano confessato di voler tornare nel locale. L’intenzione era quella di inserire un congegno incendiario in modo da appiccare il fuoco al contatore elettrico per creare un corto circuito. “Ho cercato di dissuaderli e speravo di averli convinti”, ha continuato a raccontare Coccoli, che delle intenzioni dei due ragazzi aveva parlato con l’amico che avrebbe potuto avvisare i titolari. “Erano loro, a mio modo di vedere, le persone interessate ad avvisare le forze dell’ordine”. L’amico, come risulta anche negli atti dell’indagine, aveva avvertito Santo Canale, riferendogli che c’era l’intenzione, da parte dei due ventenni, di far saltare la serata del 22 dicembre, incendiando il gruppo elettrico del locale. “Poi non ho più saputo nulla”, ha raccontato Coccoli, a cui l’amico aveva riferito che la serata si era svolta tranquillamente.

Solo un mese dopo Luciano Zanchi aveva sporto denuncia. Eppure, secondo gli inquirenti, “i titolari erano a conoscenza fin da subito delle intenzioni di sabotaggio del 22 dicembre”, così come erano a conoscenza dell’identità degli autori. “Di contro”, come si legge negli atti, “Luciano Zanchi, in denuncia, e Santo Canale, facevano indirizzare le indagini su di un unico responsabile, Luca Coccoli, evidentemente estraneo ai danneggiamenti”.

Per gli investigatori, “nella cronologia degli eventi è apparso singolare il lasso di tempo intercorso tra il posizionamento del congegno incendiario il 22 dicembre e il rinvenimento dello stesso un mese dopo, il 23 gennaio 2017, quando il denunciante Luciano Zanchi dichiarava di aver aperto la cabina del quadro elettrico per farla visionare all’assicuratore per il danno del 17 dicembre”. E’ ipotesi degli investigatori che Luciano Zanchi sapeva “che il danno incendiario del 17 dicembre era di origine dolosa” e sapeva chi erano gli autori, così come “il socio Santo Canale era a conoscenza dell’ipotesi dinamitarda del 22 dicembre, perché mise a vigilanza della cabina elettrica un uomo della sicurezza, ma aveva visto anche il contenuto (il congegno era stato posizionato la notte prima) e consapevole che non aveva funzionato, reputandolo innocuo, si assicurava che nessuno lo potesse scoprire serrando bene la catena. L’idea è che se avesse denunciato il fatto, gli eventi musicali programmati sino al 21 gennaio sarebbero stati a rischio svolgimento per la chiusura del locale da parte delle forze dell’ordine, con un danno di mancati introiti e di immagine”.

Sara Pizzorni

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